L’emigrazione giovanile impoverisce il Ticino

Sentiamo dire che le esperienze all’estero fanno bene ai giovani. Certo, se non fosse che questi giovani sono oggi costretti ad andarsene, non lo scelgono. Questa cosa ha un nome semplice e chiaro: emigrazione.

Si narra che ci sono grandi difficoltà a trovare giovani competenti e che dovremmo lavorare tutti quanti per formare, in un futuro luminoso, ragazzi capaci con profili competitivi. Suona bene nei dibattiti ma è essenzialmente una fandonia. I nostri figli e le nostre figlie sono preparati in maniera eccellente. E infatti a Zurigo, a Lucerna e a Friburgo li assumono velocemente e a condizioni molto buone. Sono poco formati solo qui, a casa loro? A meno che il semplice atto di attraversare il Gottardo non abbia effetti miracolosi sulla loro competitività e preparazione, è probabile che sarebbero altrettanto degni di trovare lavoro in Ticino se non fossero troppo costosi. Questa cosa ha un nome semplice: “salari bassi”.

E che dire del fatto che dovremmo “essere ottimisti e aprirci al mondo”? Proviamo a dirlo alle centinaia di persone licenziate e rimpiazzate da chi costa meno; andiamo a raccontarlo alle famiglie che vedono partire i figli per andare oltre Gottardo. Non usiamo giri di parole quando possiamo chiamare le cose con il loro nome: “concorrenza della manodopera estera a basso costo”.

Le cause della spinta migratoria che sta espellendo i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno nomi chiari: bassi salari, economia fragile, frontalierato. E permettetemi di aggiungere, mancanza di coraggio. Sì, perché ci vuole coraggio a chiamare le cose con il loro nome.

Capita poi di partecipare a conferenze, in cui si presentano le quattro o cinque eccellenze del Paese. Certo, queste realtà ci sono. Sono la punta di un iceberg di cui esiste… solo la punta. Sotto il pelo dell’acqua ormai non c’è quasi più nulla. La forza lavoro del Cantone che è formata, motivata, capace meriterebbe di trovare lavoro qui con stipendi dignitosi. Non c’è bisogno della mitica Silicon Valley: basterebbe proteggere meglio il nostro mercato del lavoro e i nostri salari.

Non è vero che non abbiamo la massa critica per garantire dei posti di lavoro dignitosi o che non ci sono aziende sane che vogliono dare un futuro a queste persone e questo Cantone. E non è neppure vero che non possiamo fare niente per un territorio che invecchia e si spopola. Potremmo fare molto se cominciassimo ad accettare di chiamare i problemi con il loro nome: bassi salari, economia fragile, frontalierato, ossia la triade alla base della nuova emigrazione ticinese.

Ammettiamolo e potremo andare avanti. Oppure possiamo raccontare le solite favolette consolatorie. E rassegnarci ad attendere le prossime cifre che diranno che, guarda un po’, ci sono più frontalieri e i nostri stipendi si sono abbassati ulteriormente.

Articolo tratto da L’Osservatore, 6.11.2021

La versione audio: L’emigrazione giovanile impoverisce il Ticino

2 pensieri riguardo “L’emigrazione giovanile impoverisce il Ticino

  1. Cara Amalia,
    ci vuole coraggio! Parole sante!
    Il coraggio di agire, il coraggio di prendere posizione, il coraggio di dire le cose come stanno, anche se impopolare, e il coraggio di essere anche “politicamente scorretti” se necessario.
    Peccato che Svizzera e Ticino non abbiano mai brillato per scelte coraggiose.
    Tu però non smettere di denunciare lo stato delle cose, sperando che i nostri politici a Berna riescano finalmente a coalizzarsi in un’azione comune per far sentire la voce del Ticino.
    Saluti,
    Lara

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