Qualche giorno fa la segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha pubblicato i dati dell’andamento del prodotto interno lordo (PIL) nel secondo trimestre del 2023 (aprile-giugno). Purtroppo le cose non sono andate bene come nel primo trimestre. In effetti, siamo passati da un tasso di crescita del +0.9% a un tasso attuale invariato (+0.0%). Questo significa che di fatto il prodotto interno lordo ossia il valore dei beni e dei servizi prodotti all’interno della Svizzera in tre mesi è rimasto stabile. Il leggero aumento dei consumi delle famiglie (+0.4%) e di quello dello Stato (+0.1%) è stato compensato negativamente da una forte riduzione degli investimenti in beni di equipaggiamento (-3.7%), da quelli nelle costruzioni (-0.8%) e dalle esportazioni di beni (-1.2%). Non dimentichiamo che il settore delle costruzioni ha mostrato segni di rallentamento già a partire dal 2022. E proprio in quest’ottica vediamo che anche altri settori hanno sofferto nell’ultimo trimestre. Primo tra tutti segnaliamo l’industria manifatturiera che ha subito una diminuzione di quasi il 3%. Questo dato risente sicuramente dell’andamento dell’industria chimico-farmaceutica che dopo la grande crescita eccezionale registrata negli ultimi anni ha mostrato una certa stagnazione a partire dal 2022. A pesare anche l’industria metalmeccanica che ha risentito particolarmente del contesto internazionale. Chi invece sorride è il settore dell’alloggio e della ristorazione che segna un aumento di ben il 5.2% rispetto al trimestre precedente. Anche il commercio, il settore della sanità e quello dell’intrattenimento registrano dati abbastanza positivi.
Naturalmente questi risultati non sono un fulmine a ciel sereno, anzi. I dati relativi all’andamento macroeconomico dei principali paesi nostri partner commerciali e la riduzione delle esportazioni, in aggiunta ai dati del rallentamento degli ordinativi nell’industria, avevano già fatto presagire un risultato del genere.
Quello che ora si chiedono gli esperti e però cosa accadrà nei prossimi mesi. Proprio oggi in Svizzera è stato pubblicato il dato della disoccupazione che mostra un leggero aumento (dall’1.9% al 2%). Certo l’aumento è minimo e probabilmente dipende dalla stagionalità, quindi non dobbiamo temere troppo. Tuttavia non possiamo nemmeno ignorare i segnali che ci arrivano dalla situazione internazionale. Prendiamo ad esempio gli indicatori degli ordini industriali di Stati Uniti e Germania. Il mondo è fortemente connesso quindi se questi paesi rallentano la loro produzione vuol dire che la domanda in generale è rallentata e quindi anche le ordinazioni alle nostre aziende ne risentiranno. Non da meno non dimentichiamo l’impatto che gli aumenti dei costi potranno avere sulla frenata della domanda dei consumi delle famiglie anche in Svizzera. I premi cassa malati, l’energia, gli affitti faranno sì che le classi medie-basse saranno obbligate a ridurre i loro consumi. E ricordiamo, i consumi rappresentano la metà del nostro prodotto interno lordo. Se i consumi scendono, la produzione diminuisce, questo significa licenziamenti, meno entrate per lo Stato e più spese, che comportano a loro volta una riduzione dei consumi. Insomma, speriamo proprio che questi segnali non siano anticipatori di quanto accadrà nei prossimi mesi.










