I dati dei prezzi del mese di luglio non fanno ancora l’unanimità anche se fanno tirare un sospiro di sollievo a diverse Nazioni. Ma prima di guardarli chiariamo alcuni termini di cui si parla spesso. Quando parliamo di inflazione su base annua ci riferiamo alla variazione dei prezzi in un mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Così se l’indice dei prezzi al consumo (che è l’indicatore che misura l’inflazione) in Svizzera in luglio mostrava una variazione del 3.4% su base annua, significa che i prezzi in luglio 2022 sono aumentati del 3.4% rispetto al luglio 2021. Il dato mensile invece si riferisce alla variazione dei prezzi rispetto al mese precedente. I prezzi in luglio su base mensile sono aumentati dello 0%, che significa che i prezzi sono rimasti uguali a quelli del mese di giugno. In giugno invece i prezzi erano aumentati dello 0.5% su base mensile (quindi erano aumentati dello 0.5% rispetto a maggio) e del 3.4% su base annuale. Questo tipo di analisi ci consente non solo di guardare le variazioni dei prezzi, ma anche di capire se c’è una accelerazione nel fenomeno o al contrario un rallentamento. Guardando a ciò che è accaduto tra maggio, giugno e luglio vediamo che nel primo mese l’inflazione era aumentata dello 0.5%, mentre nell’ultimo mese dello 0%. In questo caso parliamo di rallentamento.
Rallentamento che fortunatamente hanno vissuto gli Stati Uniti perché i prezzi in luglio sono sì aumentati su base annuale all’8.5% (riducendosi però dal 9.1%), ma solamente dello 0% su base mensile (il dato precedente era dell’1.3%). Questo rallentamento potrebbe attenuare gli aumenti dei tassi di interesse della Banca Centrale per il mese di settembre: fino a qualche settimana fa si parlava di un aumento di 0.75 punti percentuali, oggi si parla di un aumento previsto di 0.5 punti percentuali. Notizie altrettanto positive arrivano dai dati sui prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che ricordiamo rappresentano i prezzi dei prodotti usciti dalla fabbrica (senza i costi di trasporto, immagazzinaggio, logistica…). In questo caso su base mensile si registra addirittura una riduzione dello 0.5%, imputabile alla riduzione dei prezzi energetici.
La riduzione dei prezzi dell’energia è il fattore ha consentito anche all’Italia e alla Germania di mantenere tassi di inflazione, anche se elevati, stabili (rispettivamente su base annuale del 7.9% e del 7.5%).
Ma altre buone notizie giungono sul fronte dei prezzi. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) nel suo rapporto di luglio parla di una riduzione rilevante su base mensile dei prezzi dei prodotti alimentari, in particolare dei cereali (-11.5%), degli olii vegetali (-19.2%) e, seppur in misura minore dei prodotti lattiero-caseari (-2.5%) e della carne (-0.5%).
Nell’interesse delle popolazioni più povere del nostro pianeta, non possiamo che augurarci che la discesa dei prezzi dei generi alimentari prosegua così spedita anche per le prossime settimane.
