Ticino: sempre più frontalieri e sempre meno residenti

L’ufficio cantonale di statistica fa un ottimo lavoro che ci aiuta a comprendere la nostra economia. Nell’ultimo pubblicato qualche giorno fa si parla del mercato del lavoro in un’ottica di medio-lungo periodo.

Leggiamo “il numero di lavoratori residenti continua a calare, così come sono sempre meno i giovani e gli immigrati. Considerate queste dinamiche demografiche e i saldi migratori recenti, i posti di lavoro liberati e creati sul mercato del lavoro ticinese sono stati occupati principalmente da frontalieri.”

Queste frasi dovrebbero far scattare in tutti noi un campanello d’allarme. Per anni la politica ha negato che la libera circolazione delle persone nel nostro cantone abbia creato principalmente posti di lavoro per persone non residenti. Ora che i numeri lo confermano, tutto tace.

Già i dati annuali pubblicati qualche mese fa confermavano questa tendenza. Tra il 2012 e il 2022 c’è stato un saldo positivo di quasi 27’000 occupati in più. Ma attenzione, il dato non deve trarre in inganno. In Ticino rispetto a 10 anni fa si sono registrati 3’000 occupati svizzeri in meno. E allora, chi sono questi 30’000 occupati in più nel cantone? Circa 7’500 persone hanno un permesso di domicilio; altre 21’500 sono frontaliere. Questo ha portato la quota degli occupati svizzeri e domiciliati a ridursi di ben 5 punti percentuali. Al contrario, i frontalieri sono passati da quasi il 26% a circa il 32% degli occupati.

I dati del primo trimestre del 2023 hanno confermato esattamente la stessa tendenza. In aggiunta, i ricercatori dell’ufficio cantonale di statistica evidenziano un’altra problematica: l’aumento delle persone inattive riduce il tasso di attività nel Canton Ticino di quasi 2 punti percentuali in un decennio (dal 58.7% del 2013 al 56.9% dal 2023 ). Questo significa che ci stiamo allontanando ancora di più rispetto al resto della Svizzera. Le dinamiche demografiche sono note: nascono sempre meno bambini e, fortunatamente, viviamo più a lungo. Ma a questo dobbiamo aggiungere che i nostri giovani non trovando opportunità professionali in linea con le loro qualifiche e competenze si trovano a dover emigrare oltre Gottardo oppure a non rientrare una volta finiti gli studi.

Una domanda sorge spontanea: com’è possibile che sono stati creati migliaia di posti di lavoro e contemporaneamente i nostri giovani emigrano?

Per molto tempo è stato detto che i posti di lavoro occupati dai frontalieri erano quelli che rifiutavano i residenti. Eppure i settori in cui si registrano gli aumenti più importanti di frontalieri sono l’informazione e la comunicazione (occupati raddoppiati), le attività professionali, scientifiche e tecniche (da 3’900 persone a 9’500) e le attività amministrative e nei servizi di supporto alle aziende (da 4’000 persone a 7’500).

Ora vi starete dicendo che i vostri figli e le vostre nipoti si sono formati proprio in quei campi lì; e allora perché non trovano un posto di lavoro?

La discriminante rimane sempre la stessa: il salario. Fintantoché le aziende e lo Stato non riconosceranno che questo è un problema, il Ticino è destinato a essere da una parte terra di accoglienza per persone che lavorano ma non risiedono e dall’altra, terra di emigrazione per i figli dei residenti.

La versione audio: Ticino: sempre più frontalieri e sempre meno residenti

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