Dietro le quinte per la preparazione di Tempi Moderni…

Quando si è chiamati a rilasciare un’intervista, giustamente, ci si prepara eccome. Oggi voglio farvi vedere i miei appunti per l’intervista di Tempi Moderni del 28.05.2021, che ringrazio. In più, vi allego il risultato finale…

Un giudizio sull’intervento dello Stato a seguito della crisi Covid-19

L’intervento iniziale, quello d’urgenza, è stato sicuramente ottimo sia nei tempi che nelle modalità.
I crediti garantiti dallo Stato hanno permesso alle aziende di non avere problemi di liquidità. Mentre l’ampliamento dell’indennità per l’orario ridotto e la semplificazione ha permesso di non dover licenziare i collaboratori e le collaboratrici.
Sono molto più critica per gli interventi successivi. Passata l’emergenza purtroppo il Consiglio federale non è stato in grado di fare una pianificazione degli aiuti e degli interventi come hanno fatto altri stati. Ad un certo punto sembrava si mettessero ogni giorno nuovi cerotti. Concretamente per alcuni settori si sarebbero potute prevedere misure migliori da attuare durante le chiusure obbligatorie. Pensiamo già solo alla formazione continua che poteva essere organizzata per le persone che non potevano lavorare o al finanziamento di interventi di manutenzione o investimenti per ristoranti, piscine o palestre.

Per quanto ancora potrà durare l’intervento dello Stato e in quali forme

Quello che ci deve interessare è la sopravvivenza delle nostre aziende che ci garantiscono di poter lavorare e vivere dignitosamente. Quello che deve preoccuparci sono i posti di lavoro per le persone che vivono in Ticino e per i loro figli. Quelli che hanno finito gli studi e quelli che si apprestano a iniziare degli apprendistati. Anche se alcuni indicatori come l’andamento delle esportazioni, i dati sui consumi sembrano mostrarci una situazione positiva a livello nazionale, secondo me, in alcune regioni gli effetti di questa crisi devono ancora manifestarsi appieno. E in questo caso penso al Cantone Ticino. Tante piccole e medie imprese non sanno se sopravvivranno. E non dimentichiamo che il nostro Cantone vive di piccole e medie imprese: sono i nostri posti di lavoro, sono i posti di lavoro dei nostri figli, sono i posti di apprendistato dei nostri giovani. È probabile che il Cantone dovrà sostenere maggiormente il nostro tessuto economico.

Un’opinione sull’idea di pacchetti di intervento milionari in Svizzera stile quelli degli Stati Uniti o dell’Unione Europea

Personalmente ritengo che i pacchetti previsti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea non siano veramente una risposta di tipo congiunturale, nel senso che non sono una vera e propria risposta a
questa crisi economica. Sono piuttosto un cerotto a ritardi in alcuni settori anche decennali, pensiamo ad alcune infrastrutture come ad esempio alla rete ferroviaria negli Stati Uniti oppure alcune spese di aggiornamento degli insegnanti in Italia. Secondo me si è agito troppo in fretta. Assolutamente corretto pensare a un programma di investimenti tra pubblico e privato anche in Svizzera, ma queste cose non devono essere improvvisate. Ben vengano progetti di sostegno alla trasformazione delle aziende verso la digitalizzazione in maniera da tutelare i posti di lavoro, gli investimenti in infrastrutture e in ricerca tra pubblico e privato. Ma tutto fatto sempre bene e ricordandosi che le risorse andranno prese dai cittadini.

Un’opinione sui pacchetti di investimenti negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e in Cina

Nel caso degli Stati Uniti l’impressione è che la manovra sia piuttosto di tipo elettorale che non veramente economica. Mi spiego. Il primo pacchetto di aiuti è stato di 1’900 miliardi di dollari e non si è nemmeno finito di spendere quelli che il Presidente Biden ha annunciato un ulteriore pacchetto di 2’200 miliardi. Gli interventi annunciati sembrano più che proiettati verso il futuro, un tentativo di sanare ritardi decennali in alcuni settori. E poi non dimentichiamo che queste manovre vanno finanziate. Dopo pochi giorni ha annunciato l’aumento delle imposte e lanciato l’idea che tutti gli Stati dovrebbero avere una aliquota minima di imposte. Insomma, gli Stati Uniti iniziano a perdere in competitività fiscale e vogliono che gli altri Stati peggiorino la loro.
Discorso diverso il programma economico lanciato dalla Cina che ambisce ora, giustamente, a migliorare il benessere dei suoi cittadini così da garantirsi una domanda interna elevata e a investire pesantemente dell’innovazione e nella tecnologia. Non a caso la Cina si appresta a breve a superare gli Stati Uniti e diventare la prima potenza mondiale.

La fine dell’Accordo Quadro
Finalmente questa questione è stata chiusa e risolta. I punti di discordia come l’applicazione automatica delle leggi europee, i rischi per il nostro mercato del lavoro, la tutela delle nostre banche cantonali e il diritto per i cittadini europei alle nostre prestazioni assistenziali erano troppo grandi. Ora sarà necessario sedersi al tavolo e farlo però ritenendo che tutte e due le parti hanno pari dignità. La Svizzera ha necessità di buoni rapporti con l’Unione Europea e l’Unione Europea ha bisogno di buoni rapporti con la Svizzera. Non dimentichiamo che l’Unione Europea “tiene” circa 800 mila posti di lavoro grazie ai buoni rapporti con la Svizzera, Si torni a discutere di accordi bilaterali, e magari anche tutelando maggiormente i cantoni di confine come il nostro. I problemi sul mercato del lavoro sono sotto gli occhi di tutti.

E questo il risultato finale…

Tratto da Tempi Moderni, LA 1 RSI, 28.05.2021

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