Franca, una lettrice del nostro blog che ringrazio, ha chiesto di trattare il valore economico del lavoro non remunerato. I lavori domestici, i lavori di accudimento dei bambini e di cura di persone bisognose e il volontariato sono tutte attività molto importanti nelle nostre società e che hanno un grande valore. Questo valore però non rientra nel calcolo del Prodotto Interno Lordo. Non perché non lo si voglia includere, semplicemente perché questo indicatore comprende tutti i beni e i servizi che passano attraverso uno scambio di mercato, quindi che hanno un prezzo.
Ciò che però non bisogna pensare è che non avere un prezzo significhi non avere un valore, anzi. La natura di queste attività si esprime nella gratuità che fonda la relazione tra gli individui che si scambiano questi beni; beni e non merci. Il papà che prepara il pranzo per i figli, la mamma che fa le faccende domestiche, il vicino che si offre per tagliare l’erba del nostro giardino, la studentessa che allena la squadra di pallavolo o il nipote che fa la spesa ai nonni sono attività senza prezzo ma con grande valore. Attenzione però. Se li retribuite, questi beni relazionali smettono di esistere e diventano merci acquistabili sul mercato. E allora sì che li mettiamo nel Prodotto Interno Lordo. Ma pensiamoci bene: se pagaste il pranzo che vi cucinano i vostri genitori, avrebbe lo stesso sapore?
Detto questo proprio perché queste attività possono anche essere comperate, è importante calcolarne il valore economico. L’ultimo dato in Svizzera risale al 2016. Le ore di lavoro retribuite (7.9 miliardi) sono meno di quelle di lavoro non retribuito: ben 9.2 miliardi di ore, ossia 1’320 ore per persona. È come se ognuno di noi avesse svolto attività gratuite per 55 giorni. Il 77% del tempo è stato dedicato ai lavori domestici, il 16% all’accudimento e alla cura e il 7% al volontariato.
Il valore monetario del lavoro non retribuito è stato di ben 408 miliardi di franchi (basta applicare i prezzi delle attività simili). Se paragonato al PIL di allora, 688 miliardi, ne capiamo l’importanza.
Ma questi dati ci dicono anche come cambia la società. Già allora preparare i pasti, pulire e fare il bucato erano compiti principalmente femminili. Più equilibrate erano le attività legate alla cura dei bambini. E oggi, è cambiato qualcosa? I dati appena pubblicati dicono che il tempo impiegato dagli uomini per i lavori domestici e famigliari (19.1 ore a settimana), seppur inferiore a quello delle donne (28.7 ore), è in aumento costante dal 2010.
Le differenze però aumentano nel caso in cui ci siano figli con meno di 15 anni. Anche se il lavoro domestico dei padri è aumentato di 5.2 ore settimanali negli ultimi dieci anni e quello delle madri di “solo” di 1.2 ore, è la composizione che cambia. Le mamme lavorano per quasi 70 ore a settimana; di queste il 75% sono lavori domestici e famigliari e solo il 23% lavoro professionale. Al contrario i papà lavorano un pochino meno, circa 68 ore, ma di queste il 52% sono retribuite e solo il 46% è dedicato ai lavori domestici.
Qualcosa però sta cambiando: in 10 anni il tempo dedicato all’attività professione delle donne è aumentato di quasi 3 ore, mentre quello degli uomini è diminuito di più di 4 ore. Certo sono piccoli passi, ma prendiamo atto. Piano, piano qualcosa si muove.
