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“Tesoro mi si sono allargati i ragazzi”. La Coca Cola cresce e torna al mezzo litro

In questi mesi si è parlato molto dell’inflazione che si vede. In alcuni Paesi l’aumento generalizzato dei prezzi ha raggiungo persino variazioni del 10% rispetto all’anno scorso. Fortunatamente i dati degli ultimi mesi confermano se non un ritorno ai prezzi precedenti, quanto meno un rallentamento degli aumenti. Oggi però noi prendiamo spunto da una notizia di attualità per tornare su un tema particolare. La Shrinkflation. La Shrinkflation è un’inflazione nascosta e che decidono i produttori: riducendo gli imballaggi o la quantità di prodotti venduti, senza ridurne il costo per l’acquirente, di fatto causano un aumento dei prezzi.
Questo succede perché di solito i produttori conoscono il concetto dell’elasticità che misura la sensibilità della quantità di un bene acquistato rispetto alla variazione di un’altra variabile che può essere il prezzo, il reddito, il prezzo di un bene che si consuma insieme ad un altro,… in parole povere si è in grado di capire se le persone ridurranno l’acquisto del bene al variare del suo prezzo. Saremmo tutti tentati di dire che è chiaro che all’aumentare del prezzo la quantità diminuisce, ma non è così per tutti i beni. Per esempio se il prezzo dei farmaci di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, come può essere l’insulina, aumenta, noi non riduciamo il consumo. Ma lo stesso succede con i generi alimentari di prima necessità o con la benzina. Al contrario, esistono beni che sono molto più sensibili al prezzo, per esempio le bevande gassate. È per questa ragione che di solito si riduce il contenuto, ma non si aumenta visibilmente il prezzo.
Nel nostro articolo del 10 marzo del 2021 intitolato “Tesoro mi si sono ristretti i prodotti. Le confezioni si rimpiccioliscono, i prezzi no” parlavamo del caso di Coca Cola. Allora in Svizzera era stata introdotta da circa due anni una bottiglietta di questa bevanda zuccherata rimpicciolita rispetto alla grandezza standard, ma con lo stesso prezzo di quella precedente. Abbiamo quindi comperato una bottiglietta di Coca Cola da 450 millilitri, pagandola come quella di 500 millilitri. Sicuramente è stata una buona cosa per la nostra salute, data la grande quantità di zuccheri presenti in questa bevanda, non per il nostro portafoglio.
Ora leggiamo che Coca Cola Svizzera ha deciso di fare un passo indietro e tornare al formato da mezzo litro. Non sappiamo ancora se ne aumenterà il prezzo, ma possiamo intuire che alcune ragioni abbiano spinto l’azienda a fare un passo indietro. Sicuramente la piccola dimensione del mercato svizzero ha giocato un ruolo, come anche il fatto che negli stessi supermercati si poteva trovare per lo stesso prezzo la Coca Cola “svizzera” da 450 millilitri accanto alla Coca Cola “tedesca” da 500 millilitri. Probabilmente anche il rapporto con i fornitori può aver avuto un peso. Essi producevano un prodotto specifico, la bottiglietta da 450 millilitri, solo per un cliente e quindi potevano avere una forza contrattuale maggiore.
Insomma, non sappiamo per quali ragioni vere Coca Cola abbia fatto un passo indietro. Speriamo solo che con la scusa dell’aumento generalizzato dei prezzi, non sia l’occasione per vederne raddoppiare anche il suo.

La versione audio: “Tesoro mi si sono allargati i ragazzi”. La Coca Cola cresce e torna al mezzo litro

“Tesoro, mi si sono ristretti i prodotti”. Le confezioni si rimpiccioliscono, i prezzi no.

Vi ricordate quando nel 2019 Coca Cola e le sue sorelle si sono improvvisamente “rimpicciolite”? Probabilmente la maggioranza dei consumatori non se ne è neppure accorta. Eppure da circa due anni paghiamo lo stesso prezzo per bere meno Coca Cola: in effetti, la sua bottiglia è stata ridotta di pochi centimetri, ma di ben 50 millilitri. Oggi in Svizzera troviamo esclusivamente bottigliette da 4,5 decilitri, mentre fino al 2019 erano di mezzo litro. Anche se l’azienda ha comunicato che si trattava semplicemente di una rivisitazione del formato, le associazioni dei consumatori non hanno pensato la stessa cosa.
La tecnica di ridurre il contenuto mantenendo la confezione uguale è una strategia molto utilizzata dalle aziende negli ultimi anni. Il suo nome è shrinkflation e nasce dall’unione delle parole shrinkage che significa “contrazione” e inflation che indica “rincaro, inflazione”: si riduce la confezione e aumenta il prezzo.
In Gran Bretagna qualche anno fa l’ufficio di statistica aveva stimato che in cinque anni ben 2’500 prodotti avevano subito la riduzione del contenuto; stessa sorte in Italia per oltre 7 mila prodotti. Di fatto i consumatori si sono trovati a fare colazione mangiando meno Kellogg’s Coco Pops, a lavarsi i denti con tubetti di dentifricio “dimagriti” di 25 millilitri, a mangiare Tobleroni con una montagna in meno, a soffiarsi il naso con 9 fazzoletti di carta anziché 10. Ma anche i gelati si sono rimpiccioliti, i detersivi per la lavatrice, il numero di biscotti nelle confezioni, le scatolette del tonno e persino la carta igienica che ha perso 20 strappi per rotolo.
Se qualche volta le aziende confessano che la strategia dipende da aumenti dei costi o nuove tasse o ancora da materie prime più care, le giustificazioni più divertenti le leggiamo quando invocano le scelte salutiste. Cioè dovremmo credere che le aziende si preoccupano per noi e quindi fanno i gelati più piccoli così mangiamo meno zuccheri? Mmmh, anche alle persone in buona fede questa tesi non sembra convincente.
E allora, come giustifichiamo dal punto di vista economico il fatto che le aziende preferiscono ridurre i contenuti anziché aumentare i prezzi? Lo facciamo grazie all’elasticità. L’elasticità consente di calcolare la sensibilità di un bene rispetto ad alcune variabili come il prezzo, il prezzo di un bene sostitutivo o il reddito. Nel nostro caso sappiamo che l’elasticità della domanda delle bevande gassate rispetto al prezzo è superiore a 1. Questo sta a indicare che i consumatori sono molto sensibili alle variazioni di prezzo per cui se per esempio il prezzo aumenta del 10%, i consumatori ridurranno gli acquisti di Coca Cola di più del 10%. Per questa ragione le aziende non vogliono far vedere che aumentano i prezzi: regalerebbero clienti alla concorrenza. Ecco quindi che il trucco della riduzione del prodotto è più nascosto.
Certo, potremmo anche accorgerci di questi “maquillage”, ma per farlo bisogna calcolare il prezzo al chilogrammo o al litro e paragonare i prodotti. E come ben sappiamo anche il tempo ha il suo costo.
Però ogni tanto qualcuno si ribella. E proprio in questi giorni, abbiamo letto che un grande distributore ha deciso di rimettere nei suoi scaffali le bottigliette da mezzo litro di Coca Cola. Unico neo: non saranno prodotte in Svizzera, ma all’estero.
A questo punto a voi consumatori di scegliere se bere una Coca Cola da 450 millilitri “locale” oppure una da mezzo litro “straniera”.

Versione audio: “Tesoro, mi si sono ristretti i prodotti”. Le confezioni si rimpiccioliscono i prezzi no
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