Il debito pubblico è un bosco che non muore mai

Non abbiamo fatto ancora in tempo ad assaporare la ripresa economica, che già una nuova variante mette in discussione le misure di allentamento e di conseguenza la tenuta delle finanze pubbliche.
In questi mesi la maggior parte delle nazioni sviluppate ha messo in campo molte risorse per sostenere le aziende e cittadini. La politica fiscale fatta di riduzione delle imposte e delle tasse ha implicato minori entrate. Quella fatta di aiuti diretti, sussidi e contributi ha causato maggiori uscite. Presto fatto: gli Stati hanno chiuso i conti del 2020 in negativo. Tecnicamente quando le entrate di uno Stato in un anno sono inferiori alle sue uscite, parliamo di deficit o di disavanzo. Al contrario si parla di avanzo (anche se è raro che le Nazioni chiudano in “utile” anche perché vorrebbe dire che stanno tassando troppo i propri cittadini).
La Svizzera ha chiuso il 2020 con una perdita di 15.8 miliardi di franchi. Per avere un termine di paragone pensiamo che il valore di tutta la produzione annuale di beni e servizi, il famoso PIL, è di circa 720 miliardi.
Se sommiamo tutti i disavanzi e gli avanzi da quando uno Stato è nato otteniamo il suo debito pubblico. Quello svizzero a fine 2020 ammontava a circa 104 miliardi di franchi. È aumentato dall’anno prima di 7 miliardi.
A differenza di quanto succede per le aziende, però le nazioni possono sopravvivere nel tempo anche se continuano a registrare delle perdite. In effetti, il debito pubblico è un debito un po’ speciale. Innanzitutto la maggior parte del debito è un debito che cittadini hanno nei confronti di loro stessi. Mi spiego meglio. Quando lo Stato ha bisogno di risorse oltre a indebitarsi con le banche può chiedere prestiti attraverso le obbligazioni. I cittadini, le aziende, gli altri Stati possono comprare questi “pezzettini di carta” in cui lo Stato si impegna a restituire i soldi prestati dopo un certo numero di anni e a ringraziare pagando un tasso di interesse. Di solito la maggior parte delle obbligazioni sono comprate proprio da persone e aziende che vivono in quel paese. Quindi lo Stato che è l’insieme dei cittadini di indebita per soddisfare i loro bisogni facendosi prestare i soldi dai suoi stessi cittadini. Vedete, alla fine i cittadini sono debitori nei confronti di loro stessi. Anche se è vero che oggi le economie sono aperte e quindi anche i cittadini, le aziende e gli altri Stati possono comperare le obbligazioni, la maggior parte del debito rimane nelle mani interne. In Svizzera si stima che più dell’80% del debito è nelle mani di investitori svizzeri.
Un altro mito da sfatare è l’idea che “prima o poi il debito dovrà essere ripagato”. In realtà non è proprio così vero. Il debito pubblico è un po’ come se fosse un bosco che non muore mai e dove gli alberi vecchi vengono sostituiti da quelli nuovi. Quando le vecchie obbligazioni arrivano in scadenza, di solito sono rimpiazzate con nuove emissioni che vengono sottoscritte. Per cui il debito si rinnova.
Detto questo, anche se non esiste un limite al debito pubblico, la gestione delle finanze dello Stato deve essere assolutamente rigorosa e mirare all’obiettivo della parità di bilancio rispettando sempre i principi di una amministrazione equa, efficiente ed efficace.

La versione audio: Il debito pubblico è un bosco che non muore mai

4 pensieri riguardo “Il debito pubblico è un bosco che non muore mai

  1. Buongiorno Gentile Professoressa Amalia! e grazie per aver svolto e disvelato questo argomento! Un encomio per l’esemplare, sintetica chiarezza del Suo esposto! A me, profano, ora è chiaro; qualche considerazione sul rapporto, assente, fra politica e morale mi verrebbe in mente…ma non interesserebbe ad alcuno!…Buona domenica!

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