La prossima sfida per le donne: il riconoscimento professionale

Cinquant’anni. Il riconoscimento a pieno titolo dei diritti politici delle donne è avvenuto cinquant’anni fa quando gli uomini svizzeri hanno concesso il diritto di voto e di eleggibilità alle donne. Certo le donne non sono state mica fermi a guardare, anzi. Hanno dovuto guadagnarselo con le unghie e con i denti. Come d’altronde cercano di guadagnarsi il pieno riconoscimento nel mondo del lavoro.
Spesso nel mettere in evidenza il fatto che siamo ancora distanti da una parità di genere effettiva, non si dà il giusto spazio all’evidenza di quanto sia cambiato il mondo in mezzo secolo. E con esso, il ruolo nella società e nell’economia delle donne. Diciamolo: tanto è stato fatto.
Se guardiamo i dati sulla formazione rimaniamo colpiti dai passi da giganti che le donne hanno fatto in pochi anni. Certo la società ha consentito loro di fare alcune scelte che prima venivano negate, ma nel contempo riconosciamo che i risultati ottenuti sono il frutto esclusivo dei loro sacrifici, dei loro sforzi e delle loro capacità. Nel 1970 il 60% delle donne interrompeva gli studi dopo la scuola dell’obbligo; la percentuale era “solo” del 35% nel caso degli uomini. Sempre in quegli anni solamente il 4% delle donne aveva una formazione terziaria. Oggi la percentuale è del 30%. Addirittura se guardiamo alle fasce più giovani della popolazione scopriamo che sale al 43%; quasi una donna su due. Possiamo dire che le capacità in ambito formativo sono riconosciute.
Affermazione purtroppo che non possiamo ancora fare nel mondo del lavoro, dove il cammino pare ancora lungo. Le ragioni culturali giocano un ruolo in questo ritardo, innegabile. Ma probabilmente oggi i limiti più grandi al pieno riconoscimento femminile vanno cercati nelle distorsioni di cui è vittima il mercato del lavoro e di cui sono “vittime” le donne e gli uomini che fanno le loro scelte. Mi riferisco in particolare al tema degli stereotipi inconsci. I casi di studio e le analisi oggi non mancano e confermerebbero che quando facciamo una scelta, uomini o donne portiamo con noi dei pensieri pregressi che ci influenzano. L’uomo è forte, sicuro, deciso. Esattamente il profilo che ricerchiamo per una posizione dirigenziale. La donna? Affidabile, organizzata, conciliante. Il profilo ideale per attività amministrative. Non lo facciamo di proposito, ma questa immagine influenza le nostre decisioni.
Anche se ci vorrà probabilmente ancora qualche generazione per “ammodernare” i nostri pregiudizi inconsci, una buona notizia c’è. Questi errori possono essere attenuati, riconoscendoli e attuando dei correttivi nei processi di selezione, sostegno e carriera professionale.
Cinquant’anni fa le donne hanno ottenuto il riconoscimento politico; è ora che uomini e donne insieme lavorino per ottenere anche quello professionale.
Tratto da L’Osservatore – 12.06.2021

In aggiunta trovate un video dei miei interventi come ospite a Filo Diretto, LA 1- RSI del 10.06.2021. Grazie mille a Davide Riva per l’intervista

La versione audio: La prossima sfida per le donne: il riconoscimento professionale
L'Italia ha la quota più bassa d'Europa di donne che lavorano – Il Patto  Sociale

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