L’analisi fatta di recente dalla Banca Cler insieme all’istituto BAK Economics mostra l’andamento dei redditi e dei patrimoni tra il 2007 e il 2017 (https://bit.ly/2YoQ73o). Quest’analisi permette di evidenziare il percorso di crescita differente che sta facendo il Cantone Ticino rispetto alla Svizzera. Il divario tra i ticinesi e i cugini d’oltralpe continua ad aumentare e quindi diventiamo relativamente più poveri.
Vediamo qualche dato.
Primo dato: il reddito medio svizzero (è il reddito che otteniamo se sommiamo tutti i redditi della società e li dividiamo ipoteticamente su tutti gli abitanti) è oggi di quasi 69 mila franchi, quello zurighese di quasi 79 mila e quello ticinese desolatamente di poco più di 61 mila. Ma al di là del valore assoluto è l’evoluzione che ci preoccupa ancora di più: il reddito medio svizzero è aumentato dell’8.6%, quello di Zurigo di oltre il 10% e quello ticinese solo del 5.2%. Quindi le differenze anziché ridursi come ci aspetteremmo, aumentano.
Secondo dato: il reddito mediano svizzero (è il reddito che divide a metà la popolazione, metà guadagna di più, metà guadagna di meno) è oggi di quasi 53 mila franchi, quello zurighese di quasi 59 mila e quello ticinese di quasi 45 mila. Anche in questo caso è l’evoluzione a preoccupare: se in Svizzera è aumentato di oltre il 7%, quello di Zurigo del 9.6%, mentre quello ticinese è rimasto stabile, segnando addirittura in alcuni anni una riduzione. Il valore ticinese tra l’altro occupa la penultima posizione; peggio di noi solo il Vallese con 41 mila franchi.
Terzo dato: la distribuzione del reddito. Se si guarda all’indice di Gini (che è un indicatore per la misura della concentrazione) scopriamo che il Ticino è tra i cantoni più diseguali, ossia con il reddito peggio distribuito. Solo Zugo e Svitto sono ancora meno egualitari. In aggiunta anche in questo caso l’evoluzione ticinese è negativa, nel senso che a differenza di quello che succede mediamente a livello svizzero, la distribuzione del reddito si è concentrata ancora in un numero minore di mani.
Infine i dati sulla distribuzione del reddito consentono di scoprire per esempio che in Ticino la quota di reddito detenuta dalle persone più povere nel tempo è diventata ancora più piccola e lo stesso è capitato al ceto medio.
Insomma, le cose anziché migliorare peggiorano e il divario con il resto della Svizzera diventa giorno dopo giorno sempre più grande. Certo, sappiamo che decenni di sviluppo economico non si cambiano in cinque minuti, ma è arrivato ora il momento di chinarsi seriamente sulla problematica. Abbiamo fatto passi da giganti nella formazione, nella creazione di centri di eccellenza, abbiamo aziende e attività innovative e anche il resto del tessuto produttivo può essere facilmente supportato verso un aumento della competitività.
Affinché però si possa iniziare a progettare uno sviluppo di medio periodo è necessario innanzitutto accettare la realtà e vedere i problemi che ci circondano. Quindi apriamo gli occhi.
