Ticino: PIL, posti di lavoro, disoccupazione. Tutto va male.

Quest’oggi gli economisti sono in visibilio! Dati sul prodotto interno lordo, statistica dei frontalieri, barometro dell’impiego e qualche giorno fa, dati sulla disoccupazione ILO (di cui ci siamo occupati in passato).
Potremmo scrivere centinaia di parole su ognuno di questi temi, ma quello che cercheremo di fare, è mettere insieme una chiave di lettura su come è andata l’economia nell’ultimo periodo del 2020 e di come questa abbia impattato sui posti di lavoro.
Come ci aspettavamo in seguito alle nuove misure di contenimento l’eccellente crescita del Prodotto interno lordo del III trimestre (+7.6%) si è arrestata nel 4° trimestre, segnando solo uno 0.3%. Questo ultimo dato ci consente di fare una stima annuale del PIL che diminuirà del -2.9%. Se come titolano tutte le testate è la decrescita più grande dalla crisi petrolifera, non disperiamo: i paesi attorno a noi hanno sofferto anche di più. Il PIL tedesco scenderà del 5%, quello italiano dell’8%, quello del Regno Unito del 10%. Unico risultato positivo su cui torneremo tra qualche settimana quello dell’Irlanda che chiude con +3.2%.
Senza grandi sorprese ancora una volta i settori che sono crollati sono quelli dell’industria alberghiera (-20.8%), del settore dell’intrattenimento (-7.7%) e del settore dei trasporti e delle comunicazioni (-0.5%). Se poi si guarda ai dati rispetto a un anno fa, è un’ecatombe dal -40% del settore alberghiero al -14% di quello dell’intrattenimento.
E il mercato del lavoro non è indenne.
A livello nazionale nel 4° trimestre abbiamo perso 23’000 posti di lavoro rispetto all’anno scorso (-0.4%). Il calo percentuale dell’industria è stato maggiore rispetto a quello dei servizi. Le donne sono ancora le vittime principali con 14 mila posti di lavoro persi. Se calcoliamo i posti di lavoro in equivalenti a tempo pieno oggi in Svizzera ne contiamo poco meno di 4 milioni. E in termini di settori si conferma la riduzione nella ristorazione (-15.2%), nelle attività manifatturiere (-1.2%), nelle costruzioni (-1.6%) e nei servizi alle imprese (tra questi segnaliamo 10’000 posti di lavoro in meno nelle attività di ricerca, selezione e fornitura di personale). Al contrario in crescita i posti di lavoro nella sanità e nel commercio al dettaglio.
Se a livello nazionale le cose comunque sembrano tenere, discorso diverso ciò che sta accadendo in Ticino, dove abbiamo perso oltre 10 mila posti di lavoro, 6’300 di donne e 3’800 di uomini.
Si contano quasi 6 mila posti a tempo pieno in meno e 4’200 a tempo parziale. Una tragedia. L’industria ha cancellato 1’000 posti e il settore terziario oltre 9 mila. È come se fossimo tornati indietro di 7 anni: era dal I trimestre del 2013 che non avevamo un numero così basso di posti di lavoro in equivalenti a tempo pieno: 181’153 allora, 181’745 oggi. Sarà difficile riprendersi da questa crisi. Ci vorrà grande tenacia e perseveranza.
Tenacia e perseveranza che dovranno avere le persone che già oggi sono disoccupate. In Svizzera secondo i dati calcolati con il metodo dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) 246 mila persone erano disoccupate a fine dicembre, 54 mila in più di un anno rispetto a un anno prima (tasso al 4.9% rispetto al 3.9%). In Ticino i disoccupati erano 12 mila, 1’500 persone in più rispetto a un anno fa. Il tasso è salito al 6.8%. Nulla ci fa sperare che le cose andranno meglio.
Ma in tutto questo una statistica cozza con le altre: quella dei frontalieri. Ancora una volta, l’unico mercato del lavoro che non appare in sofferenza è quello dei non residenti. In Svizzera l’aumento è stato di 4’816 persone, in Ticino si sono superate le 70 mila, con un aumento di oltre 500 persone in un anno.
Il settore secondario che conta 24 mila occupati frontalieri, il 34%, mostra un leggero calo (-0.5%) in linea con l’andamento generale, eccezion fatta per le costruzioni che hanno assunto 191 persone in più rispetto a un anno fa. Simmetrica, ma al contrario la situazione nel settore dei servizi che in generale mostra aumenti in tutti i settori (+628 persone), ad eccezione di quello del commercio e delle riparazioni di autoveicoli (-187 persone). Gli aumenti più importanti in termini assoluti sono avvenuti nel settore delle attività legali e della contabilità (124), negli studi di ingegneria e architettura (97), nella sanità (132), nelle attività informatiche (154). Anche nel settore in crisi dei servizi di alloggio e ristorazione c’è stato un aumento di 124. Di particolare rilievo la riduzione di 148 persone nel settore delle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale, esattamente in linea con il trend della cancellazione dei posti di lavoro a livello nazionale. Nota dolente anche in questo caso per le donne: gli unici ad aver trovato lavoro, sono uomini.
Certo se riusciamo a comprendere esigenze nel settore sanitario, più difficile spiegare gli aumenti negli altri settori. Purtroppo questi dati non attenueranno le tensioni già presenti, tra chi non trova lavoro, chi deve andarsene in un altro cantone e chi senza nessuna colpa arriva da un’altra nazione.
Che dire in conclusione? Difficile aspettarsi buone cose nei prossimi mesi date le importanti chiusure avute fino ad oggi e data l’incertezza che regna per i prossimi mesi. Forse è ora che l’ente pubblico si rassegni a dover mettere mano pesantemente al portafoglio…

Link dei comunicati e dei dati citati:
https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home.assetdetail.16064825.html
https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/lavoro-reddito/attivita-professionale-orario-lavoro/occupati/svizzeri-stranieri/frontalieri.html
https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home.assetdetail.16044026.html

Intervista Cronache della Svizzera italiana – RSI – 26.02.2021
Versione audio: Ticino: PIL, posti di lavoro, disoccupazione. Tutto va male.

2 pensieri riguardo “Ticino: PIL, posti di lavoro, disoccupazione. Tutto va male.

  1. L’aumento dei frontalieri anche in questo particolare momento di crisi causato dalla pandemia è ancor più inaccettabile.
    A mio avviso, lo stato, oltre ad intensificare gli aiuti materiali all’economia, dovrebbe anche vigilare che il lavoro disponibile vada ad alleggerire la disoccupazione cantonale, anziché quella estera. È necessario che la confederazione dia finalmente ascolto al grido d’allarme da tempo lanciato dal popolo ticinese.
    Molti ticinesi e residenti stanno vivendo un momento molto difficile con poche prospettive future. Esacerbare le già esistenti tensioni su questo tema potrebbe essere pericoloso.

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    1. Gentile Lara, concordo assolutamente con lei. Senza attribuire nessuna colpa a persone che semplicemente vogliono lavorare, sarebbe ora che le autorità smettano di chiudere gli occhi sulle difficoltà di questo Cantone e dei suoi cittadini. Con la crisi Covid-19 diventa ancora tutto più difficile.

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