I golosi di tutto il mondo sanno che oggi, 5 febbraio, è il “World Nutella Day”, già avete capito bene, la giornata mondiale della Nutella. Questa ricorrenza è stata creata nel 2007 da Sara Rosso, food blogger americana amante della più famosa crema spalmabile al mondo. In poco tempo ha raccolto sui social migliaia di persone che in occasione del 5 febbraio postano foto, ricette e messaggi d’amore per la Nutella.
E per noi, l’occasione è doppiamente ghiotta e ci consente di parlare di una storia di successo di un’azienda famigliare. Come leggiamo sul sito ufficiale, la “mamma” della Nutella nasce nel lontano 1946. Come tutti i grandi imprenditori, anche Pietro Ferrero ha saputo trasformare una situazione di difficoltà in una grandissima opportunità.
La famiglia Ferrero vive ad Alba, in Piemonte: Pietro ha un laboratorio dove sperimenta la sua creatività dolciaria e la moglie Piera una pasticceria. Finita la guerra il cacao è una materia difficile da reperire, ma Pietro non si scoraggia e si guarda attorno. Il suo territorio gli offre un altro frutto in grandissime quantità: le nocciole. Così dalla sperimentazione nasce il Giandujot, una pasta di nocciole che viene venduta in panetti da tagliare e spalmare sul pane. Il prodotto, buono e che costa poco, ottiene subito un importante successo, tanto da trasformare il laboratorio in fabbrica. L’industria Ferrero nasce ufficialmente il 14 maggio 1946 e la risorsa più grande di questa azienda è la famiglia. Mentre il fratello Giovanni si occupa di vendere il prodotto anche al di fuori del Piemonte grazie a una flotta di 12 camioncini, il figlio Michele inizia a lavorare per l’impresa. Nel 1949 Pietro muore, ma la famiglia è solida e riuscirà non solo a portare avanti l’azienda, ma addirittura ad accrescerne il successo. Pochi anni più tardi, il panetto di pasta dolce si trasforma in una “Squisita Supercrema” in barattolo più facile da spalmare. L’azienda continua a innovare e a crescere: i dipendenti raggiungono presto il migliaio e si iniziano ad aprire stabilimenti produttivi all’estero. La voglia di creare nuove golosità non si ferma: nascono presto i Mon Chéri, i cioccolatini con la ciliegia e il liquore. E anche in questo caso la novità non sta solo nel prodotto: Ferrero punta sulla vendita dei cioccolatini in forma singola. Scelta che si rivelerà vincente come vincenti saranno le strategie di promozione e di marketing. Ma Ferrero mostrerà anche un’attenzione particolare nei confronti dei collaboratori. Se fosse stato di moda negli anni Cinquanta avremmo parlato di Ferrero come di un’azienda socialmente responsabile: case costruite vicino agli stabilimenti produttivi, servizi di trasporto gratuiti e colonie estive per i figli dei dipendenti.
Questo clima positivo interno all’azienda troverà il massimo della sua espansione con il boom economico. Così anticipando quasi i cambiamenti della società e delle abitudini di consumo Ferrero lancia le merendine che saranno subito un grande successo. Ma è nel 1964 che nasce il vero simbolo dell’azienda: la Nutella. E nulla è lasciato al caso, a partire dal nome che deve mantenere la sua italianità, ma piacere anche all’estero. Ecco quindi unire a Nut che significa nocciola il finale “ella” che rende il nome dolce e piacevole. Ma il genio non si ferma qui. Ferrero va oltre e pensa alla fidelizzazione del cliente commercializzando il prodotto in tazze e bicchieri riutilizzabili. L’innovazione non si ferma più: Barrette Kinder, Pocket Coffee, Tic Tac, Estathé, l’Ovetto Kinder, tutto arriva nelle nostre case.
Certo non sono mancate in questi anni critiche come quelle legate all’uso dell’olio di palma o al lavoro minorile per la raccolta delle nocciole. Tuttavia, constatiamo che oggi il gruppo Ferrero ha oltre 36 mila dipendenti, 104 società, 31 stabilimenti produttivi e commercia i suoi prodotti in 170 Paesi al mondo. Il tutto generando un fatturato di oltre 11 miliardi di euro.
Questo è un esempio da manuale di una storia imprenditoriale famigliare di successo. Scelte azzeccate di promozione e marketing hanno portato Nutella nei cinema, nei teatri, nei libri e nelle canzoni. D’altronde, come direbbero mia mamma, mia sorella e la mia figlioccia armate di cucchiaio: “Che mondo sarebbe senza Nutella”?

Ciao Amalia, senza voler polemizzare troppo, mi è capitato di leggere questo articolo pochi minuti dopo aver letto il tuo riproposto proprio oggi sulla pagina FB de L’Internazionale:
https://www.internazionale.it/reportage/stefano-liberti/2019/06/21/nutella-gusto-amaro-nocciole-ferrero?fbclid=IwAR2Omhw_sXDmnhgTGidt-4oFxtOMrvI5wHMzxwYla6cDIBP_hcsVPs3NuH8
L’articolo approfondisce gli aspetti critici parlando di biodiversità andata persa, di monopolio e potere sproporzionato, di lavoro minorile e di paghe da sfruttamento. Che sia impossibile per un’azienda così grande rimanere sostenibile e rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente?
Un caro saluto
Francesco
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Caro Francesco, ti ringrazio per il tuo commento e il tuo spunto di riflessione. Condivido pienamente il fatto che le aziende non necessitano di avere comportamenti non etici per poter sopravvivere e svilupparsi, anzi. La sopravvivenza nel medio termine che deve essere l’obiettivo dell’azienda passa da comportamenti virtuosi. E la storia di Ferrero nasce proprio da questi. Quanto il gruppo mondiale possa aver fatto di sbagliato va assolutamente condannato, ma non può nemmeno offuscare 60 anni di una bella storia imprenditoriale di famiglia (che per inciso, al contrario, ha sempre mostrato una sensibilità e un rispetto verso i suoi collaboratori ben al di sopra di quanto prescrivevano quegli anni). Un caro saluto e grazie mille per la segnalazione, Amalia
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Ciao Amalia! Sono perfettamente d’accordo con te. Ma al contrario di te ho abbandonato la Nutella: 60 anni di storia virtuosa non mi impediscono di pensare che, oggi come oggi, sono più i “contro” che i “pro”. Io personalmente sono passato a questa Ciokocream Alce Nero, senza olio di palma, fair trade e pure più buona 😛
https://sorgentenatura.it/p/ciokocrem-crema-spalmabile-nocciola
Un caro saluto e buon appetito 🙂
Francesco
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