I dati della disoccupazione anche questo mese ci confermano la tendenza in atto in Svizzera e in Ticino. Come si poteva facilmente immaginare la situazione mostra un aumento piuttosto contenuto rispetto ai mesi scorsi. Nel mese di gennaio in Svizzera si contano quasi 170 mila disoccupati iscritti presso gli uffici regionali di collocamento; 6 mila in più rispetto al mese di dicembre e quasi 50 mila in più rispetto a un anno fa. È da mesi oramai che abbiamo circa 50 mila persone in più che hanno perso il posto di lavoro. Il Ticino non è differente. Quasi 7 mila persone, mille in più rispetto a un anno fa, sono oggi disoccupate. È chiaro che queste sono le prime vittime della crisi legata al Covid-19. Ma tante altre ce ne sono che sfuggono a questa statistica. Pensiamo per esempio a tutti i posti di lavoro svolti da persone che non hanno diritto alle indennità di lavoro: occupati da poco tempo, contratti precari, tempi parziali, lavoratori indipendenti, frontalieri… E purtroppo gli indicatori ci dicono che le cose non miglioreranno a breve.
Lungi da me fare la Cassandra. Magari comunque se qualcuno le avesse dato retta quando prediceva la distruzione di Troia, le cose sarebbero andate diversamente. Ma tornando ai tempi nostri appare evidente che gli effetti di questa crisi, paragonabili a quelli di un conflitto mondiale, non si esauriranno immediatamente, neppure con la fine della diffusione del virus. Non possiamo aspettarci che quando (e a questo punto aggiungiamo se…) ci saranno le riaperture tutto tornerà immediatamente come prima. Innanzitutto le perdite subite da molti settori necessiteranno di anni per essere compensate. In secondo luogo possiamo ragionevolmente aspettarci delle modifiche nelle abitudini di consumo dei cittadini. È molto probabile che le fasce più giovani riprenderanno ben presto le loro abitudini e quindi potrebbero addirittura consumare più di prima. Ma anche qui dobbiamo confrontarci nuovamente con possibili limiti imposti dalle autorità. Pensiamo per esempio al settore dei grandi eventi: potremo quest’estate assistere ai concerti di Vasco? E se sì in quante persone e con quali condizioni?
E passiamo al consumo degli anziani. È possibile che questa categoria, già piuttosto portata a risparmiare, diventi ancora più oculata nelle spese. Facciamo un esempio pratico: è molto probabile che le persone con più di 70 anni che avevano pensato all’inizio dell’anno scorso di cambiare l’automobile non lo hanno fatto e non lo faranno neppure nei prossimi mesi, anche se la pandemia dovesse interrompersi. Queste modifiche potrebbero trasformare la disoccupazione da domanda in disoccupazione strutturale (si veda l’economario).
È anche per queste ragioni che sarebbe opportuno che almeno questa volta il Consiglio Federale non si trovi impreparato e stabilisca già sin d’ora misure di sostegno all’economia. Sarà necessario prevedere il prolungamento delle facilitazioni per l’orario ridotto, nuove agevolazioni per i crediti e magari finalmente sussidi a fondo perso.
Il futuro dei giovani, dei padri di famiglia cinquantenni, delle imprenditrici e degli artigiani è nelle mani dello Stato. Stato in Svizzera che ha ottime disponibilità finanziarie.
D’altra parte se poi Cassandra questa volta si sbagliasse, ci troveremmo con un piano d’emergenza pronto e inutilizzato. Ma se Cassandra avesse ragione, almeno questa volta, ci troveremmo preparati. E sottolineo almeno questa volta.
