È l’ottobre del 2023 quando Taylor Swift entra nella classifica dei miliardari della rivista Forbes. Non è la prima musicista a farlo, ma è la prima a riuscirci grazie esclusivamente alle sue canzoni. I suoi colleghi “miliardari” devono il loro patrimonio alle attività secondarie, come le collaborazioni con marchi di cosmetica oppure di abbigliamento sportivo.
Gli economisti, tuttavia, non si occupano di Taylor Swift solo per il suo patrimonio personale. Negli ultimi mesi gli studi sull’impatto economico dei suoi concerti si sono moltiplicati. Capiamo che la cantante possa generare importanti introiti nelle località in cui si esibisce, ma ora si parla addirittura di influenzare le scelte delle banche centrali. Vediamo perché.
I fans che seguono Taylor Swift oltre a comperare il biglietto spendono del denaro per i viaggi, per gli alberghi, nei ristoranti, … Uno studio del 2023 su un concerto in Colorado ha stimato una spesa diretta totale media a persona di 1’327 $ (ca. 1’200 CHF). Se da questi si tolgono gli introiti che vanno direttamente alla cantante, l’impatto sul prodotto interno lordo (PIL) di questo Stato americano rimane comunque elevato: 140 milioni di dollari (126 milioni CHF). Stime più recenti fatte sulla tournée nel Regno Unito parlano addirittura di un giro d’affari di un miliardo di sterline (1.15 miliardi CHF).
Sappiamo che eventi che attirano migliaia di persone, come per esempio i mondiali di calcio o le esposizioni universali, generano effetti economici locali. Qui però il fenomeno è ben più grande e potrebbe addirittura influenzare decisioni macroeconomiche internazionali. Parliamo in particolare dei tassi di interesse. In questo senso, i banchieri centrali europei stanno già mettendo le mani avanti dichiarando che nei prossimi mesi bisognerà tenere conto della “Swift economy” (termine coniato dal New York Times).
Ma capiamo perché questa cantante può influenzare l’andamento dei tassi di interesse. Nelle date in cui è previsto un concerto si registra un aumento importante dei consumi: camere d’albergo, abbigliamento, gioielli, accessori, ristorazione, trasporti, tutto aumenta. Se la domanda aumenta, aumentano anche i prezzi. E che cosa succede se l’ufficio di statistica nazionale registra i prezzi proprio durante i giorni dei concerti? L’indice dei prezzi al consumo risulterà più alto. Niente di grave penserete voi, ma non è proprio così.
Quando la banca centrale europea (BCE) si riunirà in settembre e guarderà i dati dei mesi precedenti, scoprirà che l’inflazione è ancora elevata. Questo potrebbe causare il rinvio di una riduzione dei tassi di interesse.
Insomma, se da una parte i concerti portano benessere economico, dall’altra possono generare anche un po’ di confusione nei dati.
Detto questo, siamo certi che i responsabili delle Banche centrali, pur non ascoltando per forza le canzoni della cantante, sappiano isolare gli effetti della “Swift economy” .

