La parità salariale tra uomini e donne in Svizzera non è stata ancora raggiunta. A confermarlo, anche quest’anno, sono i dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica.
Nel 2024, il salario mediano degli uomini è stato di 90’800 franchi. Quello delle donne si è fermato a 80’000 franchi, ovvero il 12% in meno.
Ma il divario non riguarda solo i salari. Se guardiamo al tasso di attività professionale, cioè la percentuale di persone occupate o in cerca di lavoro, gli uomini superano le donne in tutte le fasce d’età, con uno scarto di circa 10 punti percentuali. Va però detto che la partecipazione femminile è cresciuta molto negli anni e nella fascia tra i 15 e i 24 anni la differenza è oggi minima.
Anche il tasso di disoccupazione resta più alto tra le donne. Una delle ragioni è che le donne sono spesso impiegate in settori meno qualificati e meno protetti che risentono prima delle difficoltà economiche.
Ancora più marcato è il divario nella sottoccupazione, cioè tra chi lavora ma vorrebbe lavorare di più. Nel 2024, il dato era del 2,8% tra gli uomini, ma saliva al 7,3% tra le donne. Il valore più alto si registra nella fascia tra i 25 e i 54 anni, con un picco dell’8%. E quando ci sono figli, le cifre aumentano ulteriormente. Segno che la genitorialità continua a pesare in modo asimmetrico sul percorso lavorativo femminile.
I dati sul lavoro a tempo parziale confermano questa tendenza. La presenza di figli resta una delle principali ragioni per cui le donne scelgono il tempo parziale. Ma c’è anche un segnale incoraggiante: dal 2010 al 2024, la quota di padri che lavorano a tempo parziale è raddoppiata, passando al 15%. Un dato che suggerisce un’evoluzione nel ruolo paterno e una maggiore condivisione delle responsabilità familiari.
Anche tra le coppie si nota un cambiamento: quasi il 9% oggi sceglie un modello in cui entrambi i partner lavorano a tempo parziale, mentre nel 2010 questa scelta era fatta da meno del 4%.
Infine, cresce anche il contributo economico delle donne al reddito familiare. Quando il figlio più piccolo ha tra i 4 e i 12 anni, le madri partecipano in media per il 30% al reddito del nucleo, sette punti percentuali in più rispetto a dieci anni fa. Se però il figlio ha meno di quattro anni, la quota resta stabile al 25%.
In sintesi, il quadro resta segnato da disuguaglianze, ma non mancano i segnali di cambiamento. I modelli lavorativi e familiari si stanno evolvendo. Sempre più padri si assumono una parte attiva nella cura dei figli e cresce la consapevolezza che la famiglia è una responsabilità condivisa. La maternità non dovrebbe più rappresentare un ostacolo, ma rientrare in un equilibrio costruito insieme. La strada verso la parità è ancora lunga, ma oggi, finalmente, non si percorre più da soli.




