Le finanze pubbliche sono messe sotto pressione e lo saranno anche nei prossimi anni a causa della pandemia. La responsabilità dei conti in rosso, tuttavia, non è solo del Covid-19; e di questo prima o poi bisognerà parlare. Aiutare le aziende e le famiglie in questo momento, ossia fare una politica fiscale espansiva, è la medicina migliore per la crisi economica. E guai a parlare di aumento delle imposte. Questo non significa però che non sarà necessario, prima o poi, mettere ordine nei conti pubblici, anzi. Di questo ho scritto sul Corriere del Ticino, che ringrazio per la pubblicazione.
I disavanzi del Cantone
Il Cantone ha aggiornato i dati delle finanze pubbliche. I conti di quest’anno chiuderanno con una perdita di quasi 250 milioni di franchi. Lo Stato spenderà molto di più di quello che incasserà. L’andamento negativo dipende principalmente dal fatto che le persone e le aziende guadagneranno molto meno e questo le porterà a pagare proporzionalmente ancor meno imposte; imposte che rappresentano la fetta più importante delle entrate dello Stato. Ecco perché di solito si auspica che l’economia sia solida e in crescita: non solo per il sistema economico, bensì ancora di più per i nostri sistemi sociali. Perché con imposte dirette progressive una crescita del 2% assicura un aumento del 3% e più al fisco. Il lato delle entrate però è quello che dovrebbe preoccupare di meno: una volta passata la crisi, il sistema dovrebbe ricominciare a funzionare e le entrate a crescere. Anche se in questo caso l’impatto è stato molto forte, parleremmo di un “normale” ciclo economico.
Affinché però le cose vadano in questa direzione, l’economia adesso e per i prossimi mesi necessita di un deciso e diretto sostegno finanziario. La maggior parte delle attività economiche ha visto i ricavi scendere drasticamente, mentre i costi fissi come l’affitto, l’elettricità, i leasing dei macchinari, i prestiti sono lì da pagare. Date le misure adottate a causa della seconda ondata e il paventato avvento di una terza, le cose non sono destinate certo a migliorare.
Ora saremmo tentati di credere che le maggiori spese che appaiono nei conti del nostro Cantone siano legate proprio a questo tipo di risposta alla crisi del Covid-19. Purtroppo non sembra essere il caso. Gli aumenti della spesa registrati e previsti per quest’anno riguardano esclusivamente la gestione immediata delle conseguenze sulla salute della pandemia: costi maggiorati per i ricoveri, materiale sanitario, misure atte a garantire il distanziamento. Insomma, nelle spese sostenute quest’anno non c’è traccia, o quasi, di interventi a supporto delle attività economiche. Eppure i conti chiuderanno in negativo.
Purtroppo la stessa riflessione può essere fatta guardando alla previsione dei conti dell’anno prossimo. Anche in questo caso, il deficit previsto dipenderà principalmente da oneri e misure che sono il frutto di decisioni cantonali e nazionali, ma che nulla, o poco, hanno a che vedere con l’aiuto diretto all’economia e alla salvaguardia dei posti di lavoro di questo Cantone.
È questa la vera ragione per cui i deficit di quest’anno e dell’anno prossimo sono un problema di cui è necessario occuparsi. Se i deficit vengono fatti per rilanciare l’economia e il circuito virtuoso del mondo del lavoro, nessun problema, anzi. È proprio questo lo strumento della spesa pubblica e la medicina da somministrare all’economia. Il problema sorge quando le spese “ordinarie” non sono più coperte dalle entrate. Dimentichiamoci, tuttavia, in questo momento di crisi economica di chiedere aumenti delle imposte. Quando tutto sarà passato potremo anche pensare a contributi eccezionali per dare una svolta a questo Cantone. Non ora. Non commettiamo l’errore di aggravare ulteriormente la situazione economica delle persone e delle aziende. La tempesta si trasformerebbe in un uragano.
E concludo con un auspicio per gli addetti ai lavori: non nascondiamoci dietro alla crisi del Covid-19, le finanze pubbliche necessiteranno presto di essere curate e analizzate voce per voce, una per una. Senza dimenticare che siamo una Confederazione e che anche altri dovrebbero prenderci maggiormente in considerazione.
Tratto da “Corriere del Ticino” – 14.12.2020
