Record di esportazioni svizzere!

La bilancia commerciale Svizzera nel 2021 è andata alla grande! Ce lo comunica l’ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), nuovo nome della “vecchia” amministrazione federale delle dogane (AFD).

I dati del 2021 dicono che le esportazioni, quindi i beni che abbiamo venduto all’estero, hanno raggiunto quasi i 260 miliardi di franchi: un record assoluto. La loro crescita rispetto all’anno prima è del 15,2%.

Sull’altro lato della bilancia dobbiamo mettere le importazioni, ossia i beni che abbiamo comprato dall’estero. Nel 2021 abbiamo speso circa 201 miliardi. Facendo la differenza tra esportazioni e importazioni troviamo la bilancia commerciale. La Svizzera è un paese esportatore netto, quindi vende al resto del mondo più beni di quanti ne comperi. Anche nel 2021 si è confermata questa tendenza con ben 58,7 miliardi di franchi di eccedenza.

So che potrei dirvi una cosa che vi farà sobbalzare sulla sedia ma a differenza di quello che saremmo tentati di pensare non sono il cioccolato, il latte e il formaggio i prodotti che esportiamo maggiormente e che ci consentono di fare questi importanti guadagni.

Metà dei guadagni è stata generata dai settori dei prodotti chimici e farmaceutici che hanno trascinato le vendite (130 miliardi di franchi). Al secondo posto con 31 miliardi troviamo i macchinari e i prodotti elettronici seguiti da ben 22 miliardi di franchi di orologi. L’orologeria merita tutta la nostra attenzione perché ha ottenuto il miglior risultato di sempre. Mai nella storia erano stati venduti così tanti orologi svizzeri. La maggioranza sono andati negli Stati Uniti. Tra le esportazioni non possiamo dimenticare anche i 17 miliardi di strumenti di precisione.

Ma dato che il nostro paese ha risorse limitate (basti pensare al territorio, alla manodopera e alle materie prime) abbiamo bisogno di importare tante materie prime e tanti prodotti semilavorati dai quali produrre i beni finali. E in effetti nelle importazioni troviamo ben 34 miliardi di prodotti chimici e farmaceutici, quasi 8 miliardi di macchinari e di elettronica e oltre 5 miliardi nel settore dell’orologeria.

Ma perché è così importante essere esportatori netti? Perché produrre di più di quello che si consuma consente di tenere dei posti di lavoro nella propria nazione che producono beni per i cittadini del resto del mondo che li comperano.

Sommando anche le altre relazioni commerciali con i paesi (servizi, redditi, capitali,…) si stima che grazie alle esportazioni manteniamo in Svizzera circa 400-500.000 posti di lavoro. Come vedete una bella cifra!

È per questa ragione quando i nostri vicini stanno male e le loro economie soffrono, siamo fortemente preoccupati anche noi. Se consumano meno, compreranno meno da noi, noi dovremo produrre meno e perderemo posti di lavoro. Quindi ben venga un augurio di “buona economia” a tutti!

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La crisi è finita? Non lo sappiamo ancora, ma almeno le esportazioni crescono

Le esportazioni svizzere crescono e tornano ai livelli precedenti allo scoppio della pandemia. Tiriamo tutti un bel sospiro di sollievo. Però guardare a questo indicatore non basta. Proprio per la nostra struttura economica e per le nostre risorse limitate, dobbiamo sempre tenere d’occhio anche le importazioni. E per fortuna anche le importazioni trimestrali sono aumentate (anche se non ancora ai livelli pre-crisi).
Spulciando un po’i dati trimestrali appena pubblicati vediamo che i settori trainanti si confermano quelli dei prodotti chimici e farmaceutici, dei macchinari e dell’elettronica, dei metalli e dell’orologeria. In termini di Paesi, la crescita è stata particolarmente rimarcata verso l’America del Nord. Segnaliamo comunque anche il buon risultato verso l’Europa (in particolare Francia e Spagna) e verso l’Asia che diventa sempre più un partner interessante.
Le esportazioni rappresentano per tutte le economie un fattore molto importante, ma lo sono ancora di più per la Svizzera. Il benessere generato dalla vendita di beni e servizi corrisponde a circa il 12% del nostro prodotto interno lordo. In termini concreti, il fatto che produciamo di più di quello che consumiamo e che soprattutto vendiamo questa eccedenza all’estero ci consente di mantenere in patria circa mezzo milione di posti di lavoro. E questo riusciamo a farlo nonostante una moneta storicamente forte e addirittura considerata un bene rifugio. Questo significa che anche se quello che produciamo costa di più per i nostri compratori all’estero, la qualità, la precisione, i servizi dopo vendita, come pure l’affidabilità, ci consentono di riuscire a superare quello che in apparenza sembrerebbe uno svantaggio. Inoltre, non dobbiamo nemmeno dimenticare che la nostra moneta forte ci consente dei vantaggi: il costo delle materie prime e dei semilavorati che comperiamo dall’ estero, è più basso; questo ci consente di contenere i costi, di non dover aumentare i salari, di mantenere i prezzi sotto controllo, di operare con tassi di interesse bassi. Tutti fattori questi che permettono di mantenere la stabilità macroeconomica, che è uno tra gli elementi competitivi più importanti.
Ma la Svizzera è un caso eccezionale anche per altre ragioni. Primo: siamo una nazione piccola, dalle risorse piuttosto limitate sia in termini di manodopera che in termini di territorio. Eppure le nostre bilance commerciali e dei servizi sono largamente in attivo. La seconda ragione è che non abbiamo materie prime e quindi dobbiamo dare il nostro contributo alla creazione e alla trasformazione di beni e servizi. Mi spiego meglio. Se siete tra i paesi fortunati che possono estrarre petrolio, dato che è uno dei beni più richiesti al mondo, risulterà piuttosto facile essere esportatori netti. Meno facile quando dovete comprare materie prime o prodotti semilavorati dall’estero riutilizzarli, trasformarli e rivendere prodotti finiti al di fuori dei vostri confini nazionali. Infine anche la storia economica ha un peso importante per una nazione. In questo caso a differenza della Francia, della Germania o dell’Italia la Svizzera non può contare su una storia decennale di industrie pesanti. Né automobili, né cantieri navali.
Fatte queste considerazioni, quindi massima attenzione e occhio di riguardo ai partner commerciali. Quando le altre nazioni, che sono i nostri clienti, mostrano un andamento economico favorevole, anche noi tiriamo un sospiro di sollievo. Per cui ben vengano le prospettive positive per l’Unione Europea, per gli Stati Uniti e anche per i paesi asiatici. Insomma è proprio uno di quei casi dove tutti risultano vincenti e traggono benessere dal benessere altrui.

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