Anche quest’anno sotto l’albero di Natale degli economisti sono arrivate puntuali le previsioni economiche della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e del KOF, il centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo. Per l’anno prossimo i dati per la Svizzera non si discostano di molto nei due casi. Vediamo i principali della SECO.
Il prossimo anno dovrebbe essere caratterizzato da una certa stabilità economica, che ci porterà a una crescita del prodotto interno lordo (PIL) dell’1,1%. A sostenere questa crescita sarà soprattutto la domanda delle famiglie. I consumi privati rappresentano circa il 50% dell’intera produzione annuale e sono quindi una delle componenti principali della nostra economia.
Sul fronte dei consumi pubblici, invece, si dovrebbe registrare sì un aumento, ma contenuto rispetto a quello dell’anno in corso: +0,4% rispetto all’1,3% del 2025.
Buone notizie arrivano anche dagli investimenti, che quest’anno hanno mostrato una riduzione sia nel settore delle costruzioni sia in quello dei beni di equipaggiamento, cioè gli investimenti produttivi. Nel 2026 la tendenza dovrebbe modificarsi, segnando un aumento dell’1,6% nelle costruzioni e dello 0,7% nei beni di equipaggiamento. In questo caso l’indicatore legato agli investimenti produttivi ricopre un ruolo molto importante perché ci permette di comprendere il sentimento degli imprenditori: se i macchinari vengono sostituiti o se se ne acquistano di nuovi, è il segnale che ci si aspetta maggiori vendite e quindi una fase più positiva per l’economia.
Sul fronte del commercio estero è arrivata una buona notizia, anzi ottima: gli accordi sui dazi hanno consentito di ridurli, nel caso degli Stati Uniti, dal 39% al 15%. Questo elemento gioca un ruolo importante per quanto riguarda l’aumento delle esportazioni, stimate per l’anno prossimo all’1,6%. La Svizzera non è un paese con grandi materie prime e, di conseguenza, per esportare beni deve prima importare materie prime e semilavorati, ai quali aggiungere valore in vista dell’esportazione di prodotti finali. In questo contesto si conferma un aumento previsto delle importazioni dell’1,3%.
La somma di tutte le componenti della domanda aggregata, ossia consumi privati, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette, compone il prodotto interno lordo che, come dicevamo, crescerà dell’1,1%.
La notizia di una crescita è certamente positiva, ma dobbiamo interrogarci sul fatto che sia sufficiente a mantenere un’occupazione stabile. Affinché non aumenti il tasso di disoccupazione, infatti, la vendita di beni e servizi deve crescere a un ritmo tale da compensare sia l’aumento della popolazione attiva sia l’aumento della produttività legato al progresso tecnologico. In questo caso i dati per l’anno prossimo non sono particolarmente confortanti: si prevede una crescita dell’occupazione di appena lo 0,2% e un aumento della disoccupazione dal 2,8% di quest’anno al 3,1%.
Chiudiamo questo viaggio nelle previsioni con un’ultima buona notizia: il livello dei prezzi per l’anno prossimo è stimato praticamente stabile (+0,2%). Questo significa che almeno sul fronte dell’inflazione la battaglia è stata vinta.
Naturalmente, come sappiamo, l’economia è influenzata da moltissimi fattori, spesso difficili da prevedere. Per questo, come sempre, al di là delle previsioni, i conti li faremo con la realtà. E speriamo che sia una bella realtà.













