Se smettiamo di parlare di aumento dei prezzi, davvero scendono?

Davvero basta smettere di parlare dell’aumento dei prezzi perché smettano di crescere? In economia le aspettative giocano un ruolo importantissimo. Molte teorie ritengono che se le persone credono che avverrà qualche cosa, si comporteranno in maniera tale, da far veramente accadere quanto previsto. Questo succede per esempio quando si ha paura che mancheranno alcuni generi alimentari. Vi ricordate durante il primo confinamento che cosa è capitato alla farina? Tutti noi avevamo paura che presto tardi non l’avremmo più trovata sugli scaffali. Di conseguenza la maggioranza di noi ne ha comperati 15-20 chili. Se lo fa solo una famiglia non succede nulla ma se invece lo facciamo tutti quanti, effettivamente sugli scaffali non ci sarà più farina. Non perché ci siano problemi di approvvigionamento, ma perché abbiamo modificato in maniera inaspettata la domanda e quindi non abbiamo dato tempo normale alla produzione.
Lo stesso si pensa che capiti con l’inflazione. Il meccanismo che spesso viene citato è quello della spirale salari-prezzi. La teoria dice che se i dipendenti si aspettano un aumento dei prezzi, chiederanno un aumento dei salari. Se l’aumento dei salari viene concesso, le aziende per mantenere intatto il profitto, aumenteranno i prezzi. Vedete? L’aspettativa che i prezzi sarebbero aumentati, si avvera: non per problemi economici, ma a causa del comportamento dei collaboratori.
Nel caso di questa inflazione, riteniamo però, e lo riteniamo da un po’ di tempo, che le cause siano ben diverse e reali. I dati appena pubblicati sull’aumento dei prezzi in gennaio negli Stati Uniti parlano di una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente. È dal febbraio del 1982, che non si verificava un tasso di inflazione così alto. Ancora una volta si registra un aumento dei prezzi delle auto usate di oltre il 40%, degli alimentari del 7% e dei prezzi dell’energia del 27%.
Lo diciamo da tempo. I ritardi negli approvvigionamenti cominciati con il primo lockdown non sono stati superati. La mancanza di materie prime non si risolverà nel breve termine. L’aumento dei costi di trasporto dei beni che compriamo dal resto del mondo è una realtà da mesi. Senza dimenticare gli incrementi vertiginosi dei prezzi legati al petrolio e all’energia in generale. La transizione verso l’energia pulita non potrà essere fatta dall’oggi al domani e soprattutto non potrà essere fatta senza tener conto dei costi che ricadranno sugli individui e sulle aziende. Questo non significa che non bisogna farlo, anzi. È importante mettere in preventivo aiuti mirati e sussidi per questo cambiamento.

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Expectations vs Reality Road Signs

Previsioni economiche come l’oroscopo?

Che cosa hanno in comune le previsioni economiche e l’oroscopo? Diciamo che le seconde sono sicuramente più lette. Scherzi a parte, alzi la mano chi di noi non è andato a sbriciare che cosa prevedono le stelle per quest’anno. La mia riflessione prende spunto da una discussione avuta con alcuni amici che si interrogavano sulla scientificità degli oroscopi. Da parte mia, da buona economista non convenzionale, mi sono interrogata sulla scientificità dell’economia. In realtà il dibattito sull’essere o meno una scienza è vecchio quanto l’economia stessa. Galbraith che è stato grande economista controcorrente diceva che “l’unica funzione delle previsioni economiche è di far sembrare rispettabile l’astrologia”. Una provocazione certo, ma che ha importanti fondamenta.
Guardiamo a quanto accaduto quest’anno. Gli economisti proprio non ci hanno preso. Certo era impossibile prevedere la comparsa di un virus che avrebbe bloccato il mondo intero, limitato la libertà individuale e fermato tutte le attività economiche. E di questo teniamo conto. Ma anche dopo marzo del 2020, le previsioni degli esperti si sono cautelativamente tutelate dietro una parola ricorrente: l’incertezza.
In effetti, se torniamo indietro e prendiamo le previsioni di fine 2019 ci rendiamo conto di quanto la realtà si sia allontanata dall’ “oroscopo economico”. In Svizzera per esempio siamo passati da una crescita stimata in dicembre 2019, dell’1.7% a una decrescita stimata nel corso del 2020 prima dell’1.5%, poi del 6.7%, passando al 3.8% e ora si parla di un 3.3%. E mentre i dati del 2020 andavano consolidandosi e quindi le previsioni si trasformavano in dati effettivi, non si poteva dire che il valzer delle cifre per l’anno 2021 si stava attenuando. Che dire della seconda ondata? Era prevista da tutto il mondo, ma no i nostri economisti probabilmente non l’hanno considerata. Così al 15 dicembre 2020 la segreteria di Stato dell’economia prevede una crescita del PIL per il 2021 di solo il 3%, crescita che era stimata in aprile al 5.2%.
Come detto il rapporto tra scientificità ed economia è antico. Spesso purtroppo l’economia dimentica che la finalità di una scienza non è solo quella della previsione, ma altrettanto valore hanno la descrizione e la spiegazione. Privilegiarne una a svantaggio delle altre due, rende la ricerca scientifica incompleta e destinata al fallimento.
Così l’economia ogni tanto dimentica che alla base dei suoi modelli c’è l’essere umano e soprattutto che l’essere umano non è l’homo economicus che tanto serve nei modelli. Certo qualche individuo è sempre razionale, egoista e persegue solo il suo interesse personale, ma non tutti siamo fatti così.
Oggi l’economia comportamentale sta cercando di correggere il tiro eppure le teorie economiche da sempre sono piene di concetti e meccanismi che sfuggono alla scienza. Pensiamo ad esempio alla famosa mano invisibile di Smith: questa idea (a onor del vero assolutamente strumentalizzata rispetto a quanto scritto dall’autore) è stata per secoli la giustificazione all’equilibrio di mercato. Il meccanismo che proponeva Smith è che l’utilità porta alcuni uomini, ma solo alcuni, a creare, innovare, diventare imprenditori e quindi a produrre più del loro bisogno. E qui interviene una mano invisibile che assicura l’utilità per un grande numero e la ridistribuzione di questo surplus.
O ancora, pensate all’animal spirits di Keynes. Gli spiriti animali erano definite come emozioni istintive che guidavano il comportamento umano, soprattutto quello degli imprenditori. Quella voglia degli imprenditori di fare, nonostante i dati oggettivi scientifici spingerebbero al non fare. Insomma razionale contro irrazionale.
Pensatori del passato? Beh, mica tanto. Pensate al ruolo che giocano oggi le aspettative. Prendiamo il valore delle azioni: se ci aspettiamo che gli affari per un’azienda andranno male, saremo portati a vendere le nostre azioni, causando di fatto noi stessi il peggioramento della situazione di questa azienda. O ancora a quanto le aspettative siano importanti per conseguire gli obiettivi fissati dalle politiche economiche. Quando la Banca Nazionale Svizzera ha annunciato che avrebbe fissato una soglia minimo al tasso di cambio con il franco svizzero, sperava che solo l’annuncio avrebbe portato alla modifica del comportamento degli agenti economici interrompendo la speculazione. O un ultimo esempio proprio di qualche giorno fa: la presidentessa della Banca Centrale Europea Christine Lagarde è apparsa piuttosto scettica sulla ripresa economica a breve termine. La reazione dei mercati è stata negativa. Quindi la solo ipotesi che le cose potrebbero andare male ha fatto sì che le cose quel giorno andassero male.
Certo, il discorso rigoroso e scientifico non va fatto in questa maniera; quello che si vuole fare qui è solo rendere attenti del fatto che spesso le previsioni economiche sono da considerare come quelle astrologiche. Quindi a voi di crederci o meno. (Sintesi del video sotto)

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Pubblicato da Ticinotoday