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Al via i campionati di … professioni!

In questi giorni a Berna si stanno svolgendo i campionati delle professioni SwissSkills. Per quattro giorni, dal 7 all’11 settembre, saranno presentate al pubblico più di 150 professioni. La cosa bella e particolare è che saranno i nostri giovani a presentarcele. Oltre a questo fantastico giro attraverso una moltitudine di lavori di cui spesso ignoriamo l’esistenza, avremo anche i campionati svizzeri per 85 professioni. Sì, avete capito bene: oltre 1’150 apprendisti e giovani che hanno da poco finito la loro formazione faranno a gara per ottenere il titolo di campione svizzero. E la gara non finisce qui: ci sarà la possibilità per i vincitori e le vincitrici di classificarsi per partecipare agli EuroSkills previsti nel 2023 a Danzica o ai WordSkills previsti nel 2024 a Lione. Insomma, proprio un bel palcoscenico per mostrare le proprie capacità e competenze.
Le competizioni abbracciano veramente tutti i settori della nostra economia: dall’agricoltore alla carpentiera, dalla costruttrice stradale al decoratore tessile, dall’estetista al parrucchiere. E tantissime altre. Curiosando sul sito internet avrete la possibilità di scoprire l’esistenza di alcune professioni che magari si conoscono poco. Per esempio potreste decidere di diventare mediamatico o interactive media designer o ancora fumista o argentiera. E che dire dei fabbricanti di casse d’organo e dei mugnai? E della professionista del cavallo o del tecnologo del latte? Insomma con questo evento si apre un nuovo sguardo sulle professioni e sui mestieri.
Se avete occasione recatevi a Berna in questi 4 giorni: è come se la città diventasse una gigantesca città dei mestieri con tanti e tante giovani volenterose, entusiasti e pieni di vita. Tra questi non mancano anche i nostri ragazzi e le nostre ragazze ticinesi. Sono 40 e gareggeranno in 25 professioni. Siamo certi che al di là delle medaglie ciò che porteranno a casa sarà un’esperienza in cui vedranno valorizzate le loro competenze e le loro capacità.
E proprio in questo senso bisognerà fare il lavoro più grande nel nostro Cantone. La formazione professionale è e deve essere riconosciuta nella sua piena dignità. Scegliere di imparare un mestiere non è un ripiego o una scelta di serie B, anzi. È un percorso che valorizza competenze e capacità specifiche. Nulla da invidiare a chi sceglie un percorso di tipo scolastico; nessuna competizione, solo saperi e talenti differenti.
È in questo contesto che possiamo collocare il lavoro di Fill-up, servizio nato con lo scopo di offrire sostegno, accompagnamento e supporto alle aziende formatrici. Ma il lavoro di Sara Rossini e del suo team non finisce qui, anzi. In questi mesi abbiamo visto un bella azione a difesa e valorizzazione dell’apprendistato oltre che di promozione delle diverse professioni esistenti. Tutto questo senza dimenticare il ruolo di sensibilizzazione che Fill-up svolge presso le famiglie.
Insomma, non dimentichiamo che la formazione duale è il fiore all’occhiello della Svizzera e anche in Ticino possiamo ottenerne enormi benefici.

PS. Avrò il privilegio di essere qui anche in veste di vice presidente della Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale (SUFFP)

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L’economia e la scuola

Durante queste settimane nei comunicati delle aziende vediamo dare grande risalto alle fotografie dei ragazzi e delle ragazze che hanno terminato il loro periodo di apprendistato o di formazione professionale. Riconoscerne i meriti è importante sia per i ragazzi che per le aziende.
I nostri giovani che non scelgono di proseguire gli studi nelle scuole medio superiori sono spesso poco valorizzati dalla società e dall’opinione pubblica. Pensiamo a quanto avviene nell’ambito delle discussioni sul superamento dei livelli. Invece che preoccuparsi di valorizzare chi ha talenti, capacità e maniere di apprendere differenti, si parla esclusivamente di consentire a tutti l’accesso agli studi uniformando il percorso formativo. Ma i ragazzi sono diversi e la loro diversità è la nostra ricchezza. Le aziende, quelle che si impegnano nella loro formazione, lo sanno bene. Per un’impresa non è né facile né vantaggioso dedicare risorse, tempo ed energia nella preparazione di questi giovani. Eppure in nome di un grande patto sociale, nel nostro Paese ancora oggi possiamo vantare un sistema duale che ci è invidiato da tutto il mondo.
Affinché questo patrimonio non si disperda e anzi diventi ancora più valorizzante e valorizzato si può fare tanto. Si può innanzitutto riconoscere e premiare talenti e capacità differenti cominciando con scuole che diventino ambienti piacevolmente vivibili e socializzanti, con spazi e infrastrutture dignitose. Senza dimenticare, naturalmente, l’importanza di avere docenti preparati, competenti e motivati che li accompagnino nella formazione. E anche in questo senso possiamo fare molto. Leggiamo che nei prossimi anni in tutta la Svizzera e in tutti i livelli scolastici ci sarà una penuria di insegnanti. Questo dipende anche dalle condizioni di lavoro e dal riconoscimento sociale che queste figure fondamentali per lo sviluppo della nostra società sembrano aver perso negli ultimi decenni. E tra tutti, se possibile, probabilmente i meno valorizzati sono proprio i docenti delle formazioni professionali. Eppure sono loro che fanno da ponte tra i giovani, le famiglie e le aziende.
Aziende che a loro volta dovrebbero essere sostenute, aiutate e coinvolte maggiormente nella formazione degli apprendisti o dei giovani collaboratori. Sì perché formare non significa riempire contratti e rispettare requisiti burocratici. Per formare meglio le aziende necessiterebbero di essere a loro volta formate di più. E per poter svolgere più adeguatamente il loro ruolo le aziende dovrebbero essere coinvolte maggiormente nei percorsi formativi.
Non c’è un mondo dell’economia in contrasto con un mondo della scuola perché ciò che li lega sono proprio i nostri e le nostre apprendiste.
Articolo tratto dal Corriere del Ticino del 19.07.2022

La versione audio: L’economia e la scuola
Foto (e complimenti!) degli apprendisti e delle apprendiste che hanno ultimato il tirocinio alla Coop (Svizzera Italiana)

Formazione professionale: una scelta, non un ripiego

Abbiamo sentito parlare tanto di istruzione in queste ultime settimane in Ticino. Abbiamo sentito politici, sindacalisti, associazioni di genitori. Peccato non aver sentito chi la scuola la fa, dalla mattina alla sera, anno dopo anno, allievo dopo allievo. E peccato non aver sfruttato quest’occasione per elogiare il nostro sistema duale. La collaborazione tra imprese e scuole è forse il principale fattore di successo della Svizzera
E invece in queste settimane abbiamo sentito parlare di giovani privati della possibilità di eccellere a causa dei livelli nelle scuole medie; di giovani indirizzati verso scelte di serie B, riferendosi al mondo professionale. Ma spesso queste narrazioni d’impatto, più che narrarci la realtà sono rappresentazioni ideologiche che vedono solo negli studi universitari una forma di successo.
La realtà è un’altra. Ogni anno 1’400-1’500 ragazzi e ragazze che finiscono la quarta media in Ticino scelgono di seguire una formazione professionale di base attraverso una scuola a tempo pieno oppure in parallelo al lavoro in azienda (apprendistato). E di loro si occupano oltre 1’400 docenti e centinaia di aziende attive in tutti i settori economici. Un mondo intero.
Un mondo che ora dovremmo iniziare a valorizzare con maggior convinzione; un mondo a cui dare il giusto merito e riconoscimento. I ragazzi e le ragazze che decidono di entrare nel mondo del lavoro o di scegliere le scuole professionali meritano il nostro sostegno e appoggio. Eppure verso di loro, soprattutto in Ticino, abbiamo un atteggiamento critico. Il resto della Svizzera sembra al contrario sostenere, accompagnare e incoraggiare i suoi giovani “professionisti” anche dopo la fine della formazione. Il mercato del lavoro li cerca, li vuole e li premia. Come deve essere: dietro alla loro formazione c’è studio, fatica e disciplina esattamente come i loro compagni e compagne che hanno scelto formazioni di cultura generale.
Questo purtroppo non sembra accadere in Ticino. Probabilmente la causa principale è la fragilità del mercato del lavoro ticinese. E allora perché non concentrare le nostre risorse e i nostri sforzi in questa direzione? Stipendi bassi, maggiore precarietà, minori opportunità potrebbero spingere i genitori a ricercare nella formazione accademica più certezza per i loro figli.
Ma la certezza, al contrario, dobbiamo dargliela noi offrendo la migliore formazione possibile e le più ampie competenze ottenibili.
Forse dovremmo smettere di interrogarci “su livelli sì, livelli no” e iniziare a parlare di livelli “come”: con quali obiettivi? I risultati sono all’altezza degli obiettivi prefissati? Le risorse sono sufficienti per questi obiettivi?
Se ci avviciniamo a problemi come questi lasciando da parte lo spirito da tifoseria, forse faremo un favore a tutti, soprattutto alla scuola.
Tratto da L’Osservatore del 29.01.2022

La versione audio: Formazione professionale: una scelta, non un ripiego
Fonte: Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale (SUFFP)