Secondo le prime stime, nel 2024 il Prodotto Interno Lordo (PIL) svizzero è cresciuto dello 0,8%. Tuttavia, lo stesso comunicato della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) evidenzia che il PIL pro capite è diminuito dello 0,2%. Com’è possibile che questi due dati, all’apparenza contraddittori, coesistano?
Ricordiamo che il PIL rappresenta il valore totale dei beni e servizi prodotti in un territorio in un anno, corrispondente ai redditi generati da questa produzione. È uno degli indicatori principali del benessere economico di una nazione. Analizzando il dato aggregato dell’economia svizzera, la crescita dello 0,8% risulta nettamente inferiore alla media storica dell’1,8% registrata dal 1981 e al tasso di crescita potenziale stimato. Considerando il contesto economico europeo — da cui la Svizzera dipende in parte per le esportazioni — e il recente aumento dei prezzi, questo rallentamento era prevedibile.
Quello che sorprende, e che desta maggiore preoccupazione, è la contrazione dello 0,2% del PIL pro capite. Ma cosa significa esattamente questo dato? Il PIL pro capite si ottiene dividendo il PIL totale per il numero di abitanti: è quindi un indicatore del benessere medio disponibile per ogni cittadino. Se il PIL aggregato cresce ma il PIL pro capite diminuisce, significa che l’incremento economico non è stato sufficiente a compensare l’aumento della popolazione e del progresso tecnologico.
La teoria economica ci aiuta a chiarire questo apparente paradosso. Per mantenere stabile il benessere medio della popolazione, la crescita del PIL deve almeno eguagliare l’aumento demografico e i miglioramenti di produttività legati al progresso tecnologico. In altre parole, se la “torta” complessiva cresce meno rapidamente del numero di persone che devono dividerla, la fetta media a disposizione di ciascuno si riduce. Lo stesso vale quando la produzione aumenta grazie alla tecnologia: il PIL deve espandersi di pari passo per mantenere inalterato il benessere individuale.
Nel 2024, il PIL nazionale è effettivamente aumentato, ma non abbastanza da garantire ai cittadini lo stesso livello medio di benessere dell’anno precedente.
Dobbiamo preoccuparci? La diminuzione del PIL pro capite non è certo un segnale positivo, ma finché si tratta di un episodio isolato e non di una tendenza consolidata, non c’è motivo di allarmarsi. Tuttavia, “dormire sonni tranquilli” non significa trascurare i segnali di rallentamento: è fondamentale continuare a monitorare la situazione e agire con lungimiranza per rafforzare la crescita futura. Detto altrimenti: non dormiamo sugli allori.

