Negli ultimi giorni si è molto discusso di Jaguar, il prestigioso marchio automobilistico britannico, che ha deciso di rivoluzionare la propria identità. Per scoprire i nuovi modelli, però, bisognerà attendere il 2 dicembre, data in cui saranno presentati in anteprima in Florida.
A catturare l’attenzione è il radicale cambio nell’identità visiva del brand. Il nuovo logo abbandona il simbolo iconico del giaguaro, sostituito da due “J” simmetriche racchiuse in un cerchio, mentre i tradizionali colori britannici, bianco e grigio, lasciano spazio a toni più vivaci come giallo, rosso e blu. I designer definiscono questa evoluzione come un’espressione di “modernismo esuberante”.
La scelta segna un taglio netto con il passato, riflettendo la transizione del marchio verso una produzione esclusivamente elettrica, abbandonando i motori a combustione fossile. Tuttavia, questa decisione non è priva di critiche: molti la considerano audace, soprattutto in un mercato dell’auto elettrica ancora in assestamento, se non in una vera e propria crisi.
Lo scetticismo deriva anche dall’abbandono del giaguaro, simbolo storico del marchio e del settore automobilistico. Dal punto di vista economico, cambiamenti così radicali possono essere coraggiosi, ma non sempre portano al successo, soprattutto se rischiano di confondere la missione aziendale con il desiderio di trasmettere ideali.
Un esempio recente è Harley-Davidson, che ha deciso di ridimensionare l’impegno nelle politiche “DEI” (Diversity, Equity, Inclusion). Pur senza rinunciare a principi di inclusione, l’azienda ha ascoltato il malcontento di una parte della clientela storica poco favorevole a iniziative percepite come lontane dalla tradizione del brand (corsi obbligatori per dipendenti per sensibilizzare sulla comunità LGBT, partecipazioni e sponsorizzazioni a eventi Pride). Un caso simile ha riguardato un anno fa Bud Light, che ha subito un crollo delle vendite, veri e propri boicottaggi e una perdita in borsa di 4,5 miliardi di dollari dopo una controversa campagna pubblicitaria con la influencer transgender Dylan Mulvaney. Il brand è poi tornato sui suoi passi con uno spot dal taglio più patriottico.
Anche nella polemica attuale su Jaguar c’è chi, soprattutto sui social (i media mainstream tendono a essere sempre un po’ in ritardo nel percepire le tendenze), ha richiamato alla memoria la recente pubblicità della Volvo EX90 (vedi sotto) che ha scelto una narrazione più “tradizionale” raccontando le emozioni di una famiglia che si prepara ad accogliere una figlia. Il tutto sotto lo slogan “Pro Life”. I 4 minuti appaiono veramente molto ben fatti e toccanti: alcuni lo hanno già definito un piccolo capolavoro.
Non sappiamo come finirà la battaglia degli spot pubblicitari, quel che è certo è che i consumatori chiedono alle aziende di concentrarsi prima di tutto sulla qualità dei prodotti che acquistano, riservando a un secondo momento la rappresentazione di valori e ideali. E tutto questo senza mai voler essere educati.

