Tra una settimana la Svizzera sarà chiamata a votare sulla riforma del II pilastro. Anche questa volta il Consiglio Federale ha cercato di addolcire la pillola. Il tema è tecnico, ma cerchiamo di spiegarlo in maniera semplice. Il punto principale è l’abbassamento del tasso di conversione dal 6.8% al 6%. Nel caso del secondo pilastro parliamo di un sistema basato sulla capitalizzazione, ossia sul concetto che ogni persona che lavora e il suo datore di lavoro pagano i contributi che vengono messi in una sorta di salvadanaio. Il capitale accumulato diventa la base su cui calcolare la rendita. Se voi avete messo da parte 100’000 franchi avete diritto oggi a ricevere il 6.8% sottoforma di rendita (6’800 franchi). La riforma chiede di ridurre questo “tasso di interesse” al 6% (nel nostro esempio la rendita scenderebbe a 6’000 franchi).
Per compensare questa riduzione sempre il Consiglio Federale ha messo in atto dei correttivi. Il primo prevede di aumentare il salario assicurato, attraverso la modifica della deduzione di coordinamento che oggi è una somma fissa (25’725 franchi) e verrà invece trasformata nel 20% del salario. Per spiegare di cosa parliamo supponiamo che voi guadagniate 100’000 franchi. Oggi i contributi del secondo pilastro li pagate su 74’275 (100’000 – 25’725), con la riforma invece sarete tassati su 80’000 (100’000 meno il 20% di 100’000). Insomma, pagherete di più e riceverete di meno. Addirittura, chi andrà in pensione tra 15 anni godrà di una misura di transizione perché la sua rendita verrebbe fortemente ridotta: si parla di al massimo 200 CHF al mese (anche in questo caso in fondo sarà prelevato dalle aziende, la confederazione non mette nulla in questa assicurazione sociale).
Altre misure completano questa riforma. La prima abbassa la soglia del salario di entrata nel secondo pilastro. Oggi possono assicurarsi solamente le persone che guadagnano almeno CHF 22’050 da un unico datore di lavoro. Con la riforma anche chi guadagnerà CHF 19’845 potrà assicurarsi e avere diritto a un secondo pilastro (ricordiamo che il diritto nasce dal fatto che le persone pagano i contributi). In aggiunta, sarà possibile anche per gli indipendenti e per le persone che hanno più di un datore di lavoro affiliarsi presso un istituto di previdenza e pagare i contributi. L’ultimo correttivo riguarda l’introduzione di sole due aliquote di prelievo dei contributi (una del 9% fino a 44 anni e l’altra del 14%). Questa misura vorrebbe rendere meno “costosi” i lavoratori più anziani e quindi facilitarne l’assunzione.
Che il sistema necessiti di una riforma è chiaro a tutti, peccato che però non si possa andare avanti a lungo a mettere solo dei cerotti. La società è decisamente diversa da quella del 1950 quando è stata introdotta l’AVS e da quella degli anni 90 quando sono stati resi obbligatori il secondo pilastro e l’assicurazione malattia. Oggi, una volta usciti dal mercato del lavoro, si vive molto di più e anche diversamente. I costi legati all’invecchiamento non sono malattie, sono il decorso della vita. Per questa ragione e tante altre è necessario trovare il coraggio di riformare nell’interezza i nostri sistemi di assicurazione sociali. Sicuramente ci sono dei miglioramenti in questa proposta, ma possono essere attuati anche nel caso in cui la riforma venisse bocciata. E il taglio dal 6.8% al 6% è decisamente grande.
Non dimentichiamo tra l’altro che i cittadini saranno chiamati a votare nell’incertezza e nella mancanza di dati corretti e trasparenti relativi alle previsioni sui costi per i prossimi anni e le nostre assicurazioni sociali. La “bella” notizia dell’errore nel calcolo dell’AVS di 14 miliardi è stato, tuttavia, un duro colpo alla nostra democrazia.
*** Ringrazio di cuore Mattia Malingamba per la precisazione fatta che riporto qui, ossia che “il salario massimo determinante per la LPP è di CHF 88’200”
