Le banche centrali dei principali paesi nelle prossime settimane dovranno prendere decisioni importanti. La prima che svelerà le sue carte l’11 settembre sarà la Banca centrale europea (BCE); nel mese di giugno aveva deciso di ridurre i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base (portandoli al 4.25%, il 4.50% e al 3.75%). Erano nove mesi che i tassi rimanevano stabili. A influenzare la decisione di allora erano state principalmente le previsioni abbastanza rassicuranti sull’inflazione (anche se un po’ in aumento) e sulla crescita economica. Senza negare il ruolo importante giocato dalle pressioni politiche dei principali paesi membri.
E ora, quali sono i principali dati macroeconomici di cui dovranno tenere conto gli esperti? Sul fronte dei prezzi al consumo la situazione è abbastanza rassicurante: i dati pubblicati dalle principali nazioni dell’Unione Europea (UE) nel mese di luglio e agosto confermano una certa stabilità su base mensile e una crescita contenuta su base annuale. Lo stesso vale per l’UE nel suo insieme. Anche le previsioni sul suo prodotto interno lordo (PIL) nel secondo trimestre indicano un andamento non negativo (+0.8% su base annuale e +0.3% rispetto al trimestre precedente). Certamente non è una crescita entusiasmante, soprattutto se si considera la congiuntura della Germania, che proprio pochi giorni fa ha confermato, al contrario, il -0.1% di crescita del PIL.
Situazione un po’ diversa appare quella degli Stati Uniti che proprio qualche ora fa ha rivisto al rialzo la crescita del PIL del secondo trimestre indicando un aumento di ben +3% su base trimestrale (il dato precedente era di +1.4%). Le famiglie sono state il fattore trainante. Questa è una buona notizia poiché indica una fiducia da parte dei consumatori statunitensi che potrebbe alimentare positivamente le aspettative delle aziende. Anche sul fronte dei prezzi le cose sembrano andare bene: l’indice PCE (Personal Consumption Expenditures) che rappresenta l’andamento dei prezzi esclusi i beni più volatili come l’energia e gli alimentari (zoccolo duro dell’inflazione) indica un aumento dei prezzi contenuto. La scelta della Federal Reserve (Fed) di abbassare in maniera importante i tassi di interesse a questo punto pare obbligata, anche perché a differenza della BCE nel mese di giugno non lo aveva fatto.
Quindi va tutto bene? Ci piacerebbe tanto dirlo, tuttavia come sempre succede con l’economia la prudenza è d’obbligo. Sono talmente tanti i fattori che possono influenzare il nostro sistema economico, che come diceva Galbraith, “l’unica funzione delle previsioni economiche è di far sembrare rispettabile l’astrologia”. E non ne abbiano a male gli astrologi…
Pubblicato da L’Osservatore, 31.08.2024

