La Banca Nazionale abbassa ancora i tassi, ma…

La Banca nazionale svizzera (BNS) ancora una volta ha sorpreso tutti quanti. In effetti, la maggioranza degli analisti aveva scommesso sull’ipotesi che nella riunione di questa settimana avrebbe deciso di mantenere i tassi di interesse all’1.5% come deciso qualche tempo fa. E invece, ancora una volta il direttore ha stupito annunciando un ulteriore taglio di 0.25 punti percentuali. Così oggi il tasso di riferimento torna all’1.25.%.

Nelle scorse settimane avevamo parlato delle decisioni prese prima dalla Banca centrale europea (BCE) che a sua volta aveva deciso di ridurre il tasso di interesse e poi dalla Federal Reserve che al contrario aveva dichiarato di mantenere i tassi di interesse inalterati.

Pur comprendendo la decisione presa dalla BNS quello che ci preme è dare un’occhiata allo stato di salute generale della nostra economia. Sicuramente i dati sull’andamento dei prezzi al consumo ci fanno dormire sonni abbastanza tranquilli: ancora nel mese di maggio l’inflazione era solo all’1.4%. Anche i dati sul mercato del lavoro (e qui non ci riferiamo al Canton Ticino, ma rimaniamo su quello nazionale) non allarmano troppo: i tassi di disoccupazione rimangono pressoché stabili e in linea con la stagionalità.

Quello che invece preoccupa maggiormente sono le previsioni per il futuro: in effetti, tutti gli istituti di ricerca confermano che la situazione per questo 2024 sarà caratterizzata da una crescita del prodotto interno lordo (PIL) piuttosto contenuta. Il KOF, che è il centro di ricerca congiunturale del politecnico federale di Zurigo, stima un aumento dell’1.6% (includendo anche l’effetto degli eventi sportivi). Per questo istituto sarà soprattutto l’aumento delle esportazioni verso la Germania, la Francia e l’Italia nel secondo semestre ad alimentare la crescita. Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi il KOF parla di un’inflazione all’1.3%.

Anche la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) prevede lo stesso tasso di crescita, alimentato anche esso principalmente dalle esportazioni. I consumi privati delle famiglie appaiono leggermente in crescita (+1.3%), mentre quelli delle amministrazioni pubbliche, seppur positivi, lo sono in maniera minore (+0.5%). Settore ancora non in piena salute è quello degli investimenti: se quelli in costruzione mostrano un tiepido +0.1%, molto peggio fanno quelli in beni di equipaggiamento (macchinari) che addirittura mostrano un andamento negativo del -0.7%.

E quali saranno le conseguenze di queste previsioni? Entrambi gli istituti prevedono un leggero aumento del tasso di disoccupazione, in particolare la SECO lo stima al 2.4% . Tasso di disoccupazione che dovrebbe però aumentare ulteriormente nel 2025 (+2.6%).

Possiamo quindi sostenere che al momento non ci sono grosse preoccupazioni, tuttavia non bisogna allentare troppo presto la presa. In effetti, i dati dell’inflazione in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi periodi hanno indicato leggere tendenze al rialzo. Anche per questo la Fed aveva deciso di lasciare i tassi invariati.

Per queste ragioni, quindi, pur comprendendo le motivazioni che hanno spinto la BNS a confermare la discesa dei tassi di interesse preferiamo rimanere piuttosto cauti: ricordiamoci sempre che le politiche economiche, quelle fiscali e quelle monetarie, necessitano di tempo per mostrare i loro effetti. Questo significa anche che forse un po’ più di prudenza non guasterebbe.

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