Prezzi che salgono e prezzi che scendono…

L’inflazione rallenta anche in Svizzera. A confermarlo sono i dati del mese di gennaio appena pubblicati dall’ufficio federale di statistica. Rispetto al mese precedente i prezzi sono cresciuti dello 0.2% mentre rispetto al mese di gennaio dell’anno scorso l’aumento è stato dell’1.3%. A segnare i principali cambiamenti vediamo alcune voci che potrebbero incuriosirci. Ad esempio, notiamo una riduzione di ben il 7.8% del prezzo degli indumenti e delle calzature. Le signore che ci leggono avranno subito capito a che cosa è dovuta questa diminuzione… Ma naturalmente ai saldi di stagione! Come ogni volta anche in questo caso gli indicatori economici dimostrano quanto siano fortemente collegati alla realtà di tutti giorni.

Al contrario purtroppo non è tardato un aumento che era già stato annunciato, ossia quello dell’elettricità che nell’ultimo mese ha mostrato un aumento sia su base mensile che su base annuale di quasi il 18%. Altra voce che non poteva mancare era quella delle assicurazioni dei veicoli che vedono un aumento di quasi il 5%. Gli aumenti che toccano anche il settore della ristorazione.

Ma quello che ci appare ancora più interessante dei dati del singolo mese, è la nuova composizione dell’indice dei prezzi al consumo. Sappiamo che in Svizzera la revisione totale del carrello della spesa del consumatore medio avviene ogni 10 anni. Detto questo dei piccoli correttivi vengono fatti di anno in anno. Come sempre non ci sono modifiche sostanziali da un anno all’altro, anche perché sappiamo che c’è una certa stabilità nei consumi delle famiglie e anche un certo ritardo nell’adeguarli anche a variazioni importanti di reddito. Perché muti radicalmente il carrello della spesa devono avvenire dei fatti di portata epocale come per esempio una guerra o di recente la pandemia. Fortunatamente l’anno scorso è stato un anno relativamente tranquillo per cui non ci sono state importanti modifiche. La spesa relativa all’abitazione e all’energia rimane quella più importante e assorbe circa il 25% del budget, seguono la salute con il 15% (ricordiamo che qui non rientra il premio dell’assicurazione malattia) e i trasporti con circa l’11.5%. Questa voce ha registrato una piccola variazione al ribasso di mezzo punto percentuale. Chi invece ha guadagnato importanza nella nostra spesa mensile è la voce legata ai ristoranti e al settore alberghiero che è salita dal 9.3% al 10% del nostro budget mensile. Percentuale questa che è anche quella che destiniamo all’acquisto dei generi alimentari e che rimane stabile. Per il resto non ci sono altri grandi cambiamenti.

Detto questo sappiamo che l’indice dei prezzi al consumo non è l’unico indicatore che ci dà informazioni sull’andamento dei prezzi, anzi. Forse ancora più importante è l’indice dei prezzi alla produzione e all’importazione che anticipa ciò che capiterà al prezzo dei beni quando arriveranno allo scaffale. In questo caso segnaliamo che l’indice dei prezzi alla produzione è rimasto pressoché stabile sia su base mensile che su base annuale mentre l’indice dei prezzi all’importazione si è ridotto in maniera importante segnando -1.6% su base mensile e ben -6.5% su base annuale. Questa importante differenza è riconducibile alla riduzione notevole del prezzo dei prodotti petroliferi e del gas che ricordiamo l’anno scorso di questi periodi raggiungevano livelli storicamente elevatissimi.

Cosa ci attendiamo quindi per il futuro? Teniamo le dita incrociate e speriamo che la corsa dell’inflazione sia effettivamente terminata.

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