L’argomento dei costi sanitari crescenti è un problema a più livelli che tocca almeno due aree cruciali. In primo luogo, abbiamo la questione dell’aumento dei premi assicurativi previsto per il prossimo anno. Qui, la Confederazione deve intervenire e negoziare con le casse malati. Se non ci sono margini per negoziare, il governo federale ha comunque il dovere di trovare risorse per evitare che l’intero onere ricada sui cittadini, come purtroppo succede da anni.
Questo non è un compito che i cantoni possono affrontare da soli . I cantoni ricchi possono aiutare i loro cittadini, ma gli altri non possono e tra questi sicuramente c’è il Canton Ticino che già si trova tra i Cantoni più generosi in termini di sussidi, ma che ha le finanze pubbliche alle strette.
La seconda faccia del problema è più profonda: il costo della sanità sta aumentando senza freni. Qui, non ci sono scorciatoie ideologiche. Alcuni propongono un sistema assicurativo unico, pubblico e in funzione del reddito, mentre altri suggeriscono di eliminare del tutto l’obbligo assicurativo. Queste sono ideologie contrapposte che hanno perso di vista l’obiettivo: trovare soluzioni concrete. Due principi devono guidarci: l’accesso alle cure per tutti e l’obbligo di assicurazione. Tra questi due paletti bisogna cercare soluzioni pratiche, concrete e che non siano un salto nel buio.
Le proposte attuali, come la cassa malati unica, o i premi in base al reddito, sono spesso improntate più a ideologie che a dati concreti. Non c’è nessuna analisi e nessuno studio indipendente che può assicurare ai cittadini che queste “riforme” porteranno a una diminuzione dei premi. Senza analisi o studi indipendenti, è come andare a fare la spesa senza conoscere i prezzi. Inaccettabile. E infatti i cittadini hanno sempre rifiutato questo tipo di proposte.
E proprio perché bisogna essere aperti a tutte le soluzioni forse sarebbe più utile partire dalla riflessione su come sarà la Svizzera tra vent’anni. Viviamo più a lungo, il che significa maggiori cure, specialmente nelle fasi avanzate della vita. Ma l’invecchiamento non è una malattia, è il decorso della vita. Questo potrebbe aprire la porta a un tipo di assicurazione sociale specifica per l’invecchiamento, separata dall’assicurazione malattia tradizionale, il che permetterebbe di ridurre notevolmente i costi nell’ambito della malattia. E questo mentre anche l’Assicurazione Vecchiaia e Superstiti (AVS) necessita di un ripensamento strutturale. Questa è un’opzione che merita una valutazione seria, lontana da qualsiasi pregiudizio ideologico.
Se non mettiamo da parte le bandiere delle ideologie, non troveremo soluzioni ma slogan.
Articolo pubblicato da diversi siti: Liberatv, Tio, Ticinonews


Cara Amalia,
La LAMAL è da tempo in fase terminale, e mi spiego:
Innanzitutto, in Svizzera, si è voluto mischiare due fattori inconciliabili, la solidarietà e la concorrenza.
Poi cose che tutti conosciamo:
1) la pubblicità, per lo stesso prodotto, chi la paga? Noi;
2) Le telefonate, non richieste, chi le paga? Noi;
3) le varie sponsorizzazioni, per carità anche nobili, chi le paga? Noi;
4) l’affitto degli uffici, in tutte le città e capoluoghi, spesso appartamenti di lusso, chi…?
5) per carità, tutti devono lavorare, ma le nostre CM sono diventate un pozzo senza fondo per troppa gente!
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In sostanza le CM sono troppe. Penso che se ci fosse una nuova votazione per una CM unica, in Ticino passerebbe. Quindi proporrei una CM Cantonale.
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Come giustamente Lei scrive il Ticino elargisce generosamente sussidi di Cassa Malati.
Non capisco come certi sussidiati si vantino di avere la cassa più cara e franchigia minima. Queste situazioni portano ad un aumento dei sussidi notevole. A mio modesto avviso il Cantone dovrebbe sussidiare sulla base della migliore Lamal con media franchigia e chi volesse fare il ricco si paga il resto.
Mia nonna già sentenziava che per risparmiare si doveva imparare dai “sciori ” che i poveri manco sapevano il valore del denaro perchè non lo vedevano che di rado e allora veniva speso
a volte malamente.
Complimenti per i suoi sempre interessanti ed istruttivi articoli.
Un cordiale saluto.
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cara Amalia, dici bene: basta con le sterili ideologie! Apriamo la mente a visioni nuove, lungimiranti, pragmatiche e, soprattutto, non dogmatiche e populiste
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